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Album Reviews /

M A N I K Armies Of The Night

  • Label / Ovum Recordings
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / May 2011
  • Style /
  • Rating /
    7/101
MANIK

M A N I K, la misteriosa sigla scelta dal giovane produttore proveniente da New York con origini ungheresi, non è altro che il suo cognome, essendo nato ventisei anni fa Chris Manik.
“Armies Of The Night” è un album di debutto pregevole (considerando le pochissime uscite che l’hanno preceduto), con ottimi spunti e buone idee sviluppate nell’arco di ben diciassette brani ispirati tanto dalla sua città di nascita quanto (curiosamente) da un film culto assoluto quale “I Guerrieri Della Notte”.

Un suono che strizza l’occhio alla miglior house attualmente in circolazione dalle parti di New York con evidenti e abbondanti citazioni anni ottanta che toccano tanto la tradizione house ‘old school’ di Chicago quanto netti richiami all’acid-house e al synth-pop (“Ruckus 80H8”, “Kent Ave”, “Streets Are Deep”, “DeLorean Soho” su tutti).
Senza dimenticare le ritmiche hip hop che rappresentano il marchio di fabbrica di Manik, se consideriamo la sua passione per i beat e gli anni trascorsi a costruire basi ritmiche: il breve intermezzo “Haterville – The Message” è un esempio calzante in questo senso, così come “The Lost Mixtape” e “Another Day”, dove analoghe ritmiche hip hop vengono declinate in atmosfere downtempo.

Ma l’album vive anche di altre piacevoli emozioni: la house aerea e rallentata in bassa battuta di “Nighfall” e la techno accelerata e accattivante di “Don’t Stop Don’t Run”, le delicate tessiture deep house di “Lose My Mind” e “Kent Ave”.
Brani come “Nightfall”, le pulsanti “She’s Slow Motion” e “Talk To U” mostrano invece evidenti affinità con l’eccellente eclettismo house-funk del giro Wolf + Lamb/Culprit/Hot Natured (le cui ultime due etichette produrranno infatti nuovo materiale del produttore statunitense nel corso dell’anno).

Altri episodi notevoli sono l’ibrido hip-house di atmosfera “Need Your Lovin” e la sublime chiusura affidata alle atmosfere notturne di “The Way Home”.

Un suono piuttosto variegato, fresco ed eccitante, ma nello stesso tempo acerbo (vedi anche la giovane età) sul quale il produttore statunitense dovrà lavorare ancora per crescere e renderlo maggiormente omogeneo e più personale. Le premesse ci sono tutte e, intanto, ha già messo il suo nome sulla mappa, che non è cosa di poco conto.

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