Seth Haley viene da New York e ci regala innanzitutto uno dei nickname più belli degli ultimi anni: Com Truise, anticipandoci quest’album con una serie di release digitali distribuite gratuitamente attraverso il suo sito ed i suoi canali social, alternando i suoni a grafiche sempre gradevolissime ed orientate ad un’estetica riconducibile agli anni ottanta.
Come la sua musica del resto, un misto di flussi analogici e digitali che fanno l’occhiolino a vecchie scremature electro, fantasmi pop melodici e trick da nerd quale dev’essere.
La Ghostly International punta subito gli occhi su di lui e ne acquista i diritti delle varie tracce già distribuite per rilasciarle attraverso i propri canali e parallelamente commissiona un album all’uomo che senza badar troppo alle formalità mette insieme questo Galactic Melt.
Come dicevamo a venirci incontro è un panorama dai chiari tratti vintage con rimandi all’electrofunk, alla successiva electro ed anche ad alcune stupidaggini pop, certo rielaborate in esclusiva forma strumentale ma ancora cariche di quell’appeal melodico sbarazzino che nel suo caso riesce a render più digeribili alcuni virtuosismi ritmici altrimenti non del tutto assimilabili.
In “Air Cal” per esempio troviamo il giusto esempio di questa contrapposizione che vede una ritmica articolatissima sottostare ad una melodia grassa quanto ludica, una melodia semplice che si stampa subito nella mente pronta a finir fischiettata sotto la doccia di turno ma inserita in un contesto electro ben strutturato e con la giusta dose di memorie vive.
I suoni risultano ovunque ben lavorati, e la resa in cuffia ricrea un perfetto mood sintetico che ci fa godere appieno di ogni frequenza.
Il tema portante sembra comunque essere la ricerca di atmosfere da viaggio intergalattico, ben realizzate in un brano come “Flightwave” con i suoi synth pronti alla fuga nella migliore tradizione cosmica e quel senso di insicurezza che può lasciare soltanto un suono del quale non si può intravedere la fine. Brano di gran classe che sembra aprire la strada ad un mood più pacato nei seguenti brani.
Ascoltando “Hyperlips”, “Brokendate”, “Glawio” ed “Ether Drift” è chiaro come la componente melodica vada alla ricerca di una struttura molto vicina all’essere colonna sonora per un viaggio nello spazio, con un’accelerazione che man mano si eleva fino alle magiche sospensioni di “Ehter Drift” appunto, in un’orgia di sintetizzatori che faranno la gioia dei nostalgici più incalliti.
Un album di gran pregio che ha bisogno di qualche ascolto per rivelarsi completamente ed entrare nella memoria, un artista da seguire e supportare perché se questo è l’inizio avremo molto da godere.