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Album Reviews /

Dyno Picnic nello Spazio

  • Label / Hell Yeah Recordings
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 12/2011
  • Style /
  • Rating /
    9/101
Dyno - Picnic nello spazio

Matteo Dini inizia a produrre musica nei primi anni ’90 evolvendo il suo suono da una nativa battuta house ad un più galattico movimento trance che dal ’95 in poi ha segnato una tappa importante della sua produzione portandolo a pubblicare i propri lavori su label come la Red Alert e la Iron Sound. A seguire ancora un nuovo step, questa volta corrotto dal male del secolo (la minimal del dopo Alcachofa) su Mantra Vibes, e poi eccolo di nuovo rigenerato da questo tempo di riflessioni che è stato l’ultimo biennio, e finalmente alla prova dell’album che trova ospitalità sulla Hell Yeah Recordings ed è uno di quei viaggi che difficilmente vi toglierete dalla testa.

Inganna la grafica del cd che seppur centrata nel soggetto non sembra propriamente in linea con il contenuto musicale, stesso valga per le scelte tipografiche. Poco importa quando poi la musica ci regala uno squarcio di spazio così reale da esser tangibile.

Dyno abbandona completamente il ritmo per scrivere una serie di sinfonie cosmiche ad alto tasso emotivo, sguainando i synth mette in fila una serie di ambientazioni evocative che dialogano in maniera aperta con l’elettricità. Gli spazi sono dilatati, ampi, lenti. C’è un senso di desolazione in ogni brano che man mano viene colmato da sinfonie delicate e riverberi astrali con cadenza metronomica.

C’è tutto un lavoro di tensioni e rilasci molto ben articolato, con brani che contrappongono una forte instabilità ad inserti melodici lineari e rilassanti. Un grande esempio di questa dinamica lo troviamo in un brano come “Giochi di Basse” che inizia con un ribollio elettrico che sale d’intensità fino a colmare ogni spazio per poi lasciare man mano la scena ad un tappeto sinfonico velato e tenebroso.

Interessantissimo anche quando a suonare è il piano, nella bellissima “Fuori dalla Finestra”, caratterizzata dalle registrazioni di un temporale sulle quali il suono metallico del pianoforte interviene illustrando una storia fatta di passione e sentimento.
I brani si legano l’un nell’altro ed in alcuni casi sfidano durate impegnative che l’artista supera con estrema destrezza. Nei sedici minuti di “Pantano 1995” viene fatto un percorso a ritroso attraverso asettiche ambientazioni lunari fino ad arrivare ad un giro di bassline contorto che porta alla memoria alcune prelibatezze trance proprie di un anno come il 1995, con la sola differenza che mentre allora, quando il vorticare acidulo arrivava all’apice a subentrare era una cassa in quattro imperante, ora il tutto torna a ridursi fino a scomparire.

Dyno ci presenta un’importante testimonianza sul futuro del suono cosmico scrivendo un album bellissmo che speriamo riesca a ricevere la meritata dose di riconoscimenti.

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