Un amicizia lunga una vita quella tra Wolfgang Voigt e Jörg Burger, due pilastri assoluti della musica elettronica tedesca che nel corso della loro carriera hanno sperimentato in lungo e in largo rapportandosi con ogni sorta di sonorità o ritmo.
Incontri importanti che hanno dato vita a progetti come Burger/Inc o Burger/Void (questi i più importanti) ma anche ad una serie di uscite meno acclamate ma pur sempre frutto del lavoro di due menti incredibili.
Inutile star ad elencare i progetti solisti, vi basterà fare una piccola ricerca per capire la portata.
Quel che conta è invece tutto racchiuso in questo nuovo album pubblicato con lo pseudonimo Mohn dalla Kompakt Records, nove brani in tutto che segnano quello che può esser considerato il momento più alto dell’unione delle idee di questi due musicisti.
Se in passato le influenze potevano dirsi più distinte e circoscritte, la prima cosa che stupisce in questo straordinario album è la coesione tra gli elementi di varia natura. E’ come se dopo anni di tentativi avessero trovato quella maturità d’insieme che ha generato un suono finalmente compiuto e sostanzialmente nuovo.
Nuovo perché raccoglie in un unico bacino un ideale compositivo che sfrutta tanto la melodica dell’ambient quanto la progressione ritmica della techno per allargare i suoi orizzonti al dub, al krautrock e più in generale alla psichedelia.
Intelligenza la chiamerei, perché di techno così se ne sente veramente poca, musica che abbia impressi nel suo concetto di viaggio tutta una serie di suoni e vibrazioni provenienti oltre che dai sintetizzatori da molti strumenti elettrici ed acustici.
La chitarra ad esempio ha un ampio spazio, considerata l’ottica psichedelica del disco i Mohn ci regalano lente progressioni morbide e sensuali sempre rifinite da piccoli tic ed inserti acustici di gran pregio.
L’album è un viaggio da compiere per intero, viene quasi impossibile immaginare un ascolto dei brani fatto in modo discontinuo, perché qui è l’insieme a creare l’esperienza.
Non parliamo di un prodotto costruito per futili scopi, qui c’è la visione della musica ad uno stadio avanzato, quella coscienza che fa sì che dietro la progettazione si celi una conoscenza ampia e stratificata oltre che, azzardo, un senso di noia crescente verso le decine e decine di dischi usa e getta ai quali siamo sottoposti ogni giorno.
Immaginate un disco techno non più come un momento goliardico di qualche vostro sabato sera, cominciate a considerare l’idea di una musica colta che riesca a guidare i vostri pensieri in un universo molto più ampio di quello che finora vi hanno lasciato credere.