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Album Reviews /

Glitterbug Cancerboy

  • Label / c.sides
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 05/2012
  • Style / , ,
  • Rating /
    8/101
Glitterbug - Cancerboy

Era il 2009 quando mi imbattei per la prima volta nella musica di Glitterbug, un album che, non fatico ad ammetterlo, riascoltato oggi mostra dei piccoli difetti di gioventù che all’epoca non mi sembrarono così evidenti. Rimango comunque tutt’ora dell’idea che in quel preciso momento il disco fu un grandioso esempio di sperimentazione sulla techno e sull’house music.

L’anno successivo l’uomo nato Till Rohmann tornò con un nuovo lavoro dal titolo Privilege, musica al solito di ottima fattura ma a mio avviso priva della scintilla presente in quel lontano esordio che è stato Supershelter.

Ecco arrivare il terzo album, Cancerboy, sempre per la c-sides, etichetta gestita direttamente da Rohmann, un titolo forte che scopriamo essere autobiografico. Un disco che vuol farci rivivere la dura lotta sostenuta dall’artista in gioventù per debellare il male supremo.

Le armi sono quelle a lui più congeniali, un mix di techno, house ed ambient lavorate con quella sua innata predisposizione alla sperimentazione. Questa volta è tornato a far centro, con un album intenso ed in alcuni tratti decisamente destabilizzante.

I primi nove minuti fraseggiano nel buio, nella malattia, con i campioni presi da strumentazioni mediche a far da sfondo ad un illustrazione sofferente e malinconica. Un segmento commovente che riesce ad unire magicamente il pianoforte, le percussioni ed i vari campionamenti in una sorta di ricordo vissuto in prima persona che lascia senza fiato.

Dopo questa bellissima partenza esplode un mood techno che ci porteremo avanti per diverso tempo, una techno maggiormente orientati su canoni di nuova Europa, con un andamento deep, un buon groove ed una perfetta gestione degli eventi. No, non c’è la carne e la rabbia, quella manca a tutta la techno odierna, c’è un lavoro di cesello, una progettazione arguta e mirata. Ma non è qui la magia dell’album. Che per quanto mi riguarda, dopo l’apertura, potrebbe tranquillamente riprendere nel sesto brano “Those Hopeful Moments”. Dove ad interessare è una dinamica ritmica jazzata che dona libertà all’intera composizione e proietta l’album verso standard decisamente più alti.

Tutta l’ultima sezione è infatti predominata da sonorità ambient di grandissima qualità ed ognuno dei brani presenti in questo grande finale libera classe in ogni direzione.
“From Here On” tiene alta la tensione con il suo stridore metallico, “Dragged Along” è la notte che viene ad allietare il riposo, “Outside My Window” un risveglio frizzante con bollicine minerali a punzecchiare anima e corpo, “We’ll Still Be Here Tomorrow” è il ritmo sotterraneo, l’ascolto liberatorio, la fine del male.

Non sottovalutatelo perché è un grande album!

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