Niels Luinenburg fa il suo esordio discografico nel 2008 con la prima parte degli “Electromagnetic Radiation” su Ann Aimee, piccola label costola della Delsin Records. Siamo in Olanda.
E’ da subito chiara la potenzialità di questo giovane, che esce allo scoperto con una potente miscela di techno e dub oscura ed evocativa.
Registro quasi subito mutato quando dopo appena pochi mesi esce sulla casa madre Delsin l’Ep “Silhouette”, questa volta sfoderando un groove marziano di techno esplicita e funk correlato da un tenebroso remix del “martello” Dettmann.
Non finisce qui perché la seconda parte degli Electromagnetic Radiation riserva ancora sorprese, con alcuni catenacci metallici dal cuore electro a scuotere le composizioni comunque ancorate al 4/4.
Da qui il via con una nuova serie intitolata “Setup”, sempre su Ann Aimee dove l’uomo ha dimostrato in diversi passaggi un crescendo stilistico sempre più raffinato ed intelligente. Il primo brano del Setup One: “Abundance” è in tal senso illuminante, una miscela di techno, electro e funk visionario e futuristico dal groove estremamente trascinante.
Parallelamente all’attività produttiva Luinenburg (per tutti ovviamente Delta Funktionen) porta avanti una serrata attività Djistica che denota quelli che sono forse i suoi veri esordi. Delta Funktionen è un dj molto abile, eclettico e con un gran gusto che abbraccia quattro delle città più influenti: Detroit, Chicago, Den Haag e Berlino cogliendo da ogni parte le migliori espressioni. Altra cosa fondamentale, i suoi dj set sono quasi esclusivamente eseguiti con l’utilizzo del vinile ed una manualità stupefacente.
Lo contattammo per un Podcast, e lui felicissimo mise in piedi uno dei mix più intensi dell’intera serie, mixando in maniera impeccabile brani di qualità assoluta.
Mancava l’ultima prova, quella dell’album. La lunga distanza tanto attesa che l’artista ha preferito affrontare soltanto dopo una lunga gavetta.
Ebbene ecco arrivare quindi Traces, su Delsin Records, ve lo diciamo subito, un grande album.
Delta Funktionen riesce a convogliare nei nove brani del disco tutto il suo raggio d’azione, riuscendo benissimo, tra l’altro, a proporre soluzioni melodiche di gran complessità e dimostrando quindi, a conti fatti, di essere un eccellente produttore. Tutto il disco è scritto tenendo bene in mente gli elementi necessari alla buona riuscita, groove, melodia, ritmo e creatività.
Il brano d’apertura “Frozen Land” è già abbastanza esaustivo su questo, un approccio electro post drexciyano con ambientazione cinematica, tensione, sguardo all’immaginario fantascientifico e cosmico.
Un brano che oltre ad essere bello è di per se la migliore apertura ad un album con la sua andatura downtempo. La successiva “Enter” pur rimanendo in un contesto electro futuristico (questa volta più vicino all’estetica europea di nomi come The Exaltics o Luke Eargoggle) mostra una sorta d’apertura sviscerando un groove acidulo e tutto un armamentario di suoni ed atmosfere che ci trasportano con efficacia in quello che sarà poi il teatro di battaglia dell’album.
“Utopia” è il primo grande ibrido, un brano techno/electro di grande intensità imperniato su un’estetica deep di gran classe con la cassa a battere precisa mentre un synth maestro lascia volar via una scia melodica calda ed emozionante. Un centro degno del miglior Lee Norris (Norken, Metamatics).
In quarta posizione arriva l’esplosione techno in pieno stile Delsin con Redemption, furia Techno/Funk con un micidiale tiro che non può non far tornare alla mente il recente boom del nostrano Hazylujah con la sua “Hazylutrax”! Qui il furore è tutto mantenuto nelle battute iniziali per poi atterrare in una zona centrale melodica in attesa dell’attacco finale di nuovo in pompa magna.
“Target” raccoglie l’eredità groovistica spostandosi però in area dub con un ottimo impianto ritmico/percussivo che fa il grosso della questione replicando il break cosmico del precedente brano con ripartenza sul finale.
A chiudere questa grande trilogia techno è “And If You Know”, qui ogni compromesso va a farsi fottere in onore delle gambe e del sudore, con una sega circolare a condurre il gioco con il suo stridore malvagio, gli inserti vocali ed il tiro cassa/piatto di portata catastrofica.
Un fatto che a molti può sembrare insignificante è questo, da quanto tempo non sentivate un album con un capo, un corpo ed una coda? La più classica delle andature, inizio lento, progressivo, apertura in prossimità del centro, furia assassina poi lento rientro fino alla chiusura, magari con qualche colpo di classe nelle ambientazioni o nella stesura dei synth? Traces è tutto questo.
Ci pensa “Challenger” infatti a placare i toni, un brano electro tutto tappeti, note sfocate, piccoli tic legnosi ed una ritmica subacquea lenta ma incisiva. “Onkalo” tira fuori le ultime energie in un ponderato affondo electro che potrebbe tranquillamente far da sottofondo ad un film di Lucas.
“On a Distant Journey” fa rivivere in dieci minuti abbondanti tutte le atmosfere del disco, una sorta di showcase conclusivo che è un lungo viaggio nel cosmo attraverso le idee di un producer e dj ormai definitivamente affermato come Delta Funktionen.
In copertina, l’ennesimo grande lavoro di Boris Tellegen, artista che crea le sue opere progettando geometrie impossibili con intagli di svariati materiali. Date un occhiata al suo sito per capire.
Ditegli qualcosa voi ad un album così…