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Album Reviews /

Polysick Digital Native

  • Label / Planet Mu
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 06/2012
  • Style / , ,
  • Rating /
    10/101
Polysick - Digital Native

Ed ecco l’album per la Planet Mu.
Polysick si presenta alla corte di Mike Paradinas con i 15 brani che compongono Digital Native. Innanzitutto va fatta una piccola deviazione per render merito alla Planet Mu, label proveniente da un passato glorioso ma se vogliamo ora un pò troppo scomodo.

Era il 1995 quando Paradinas apriva i battenti per pubblicare soprattutto lavori a nome µ-Ziq, il suo pseudonimo più importante, quello che si è trascinato a lungo la grande eredità dell’IDM inglese, di quella techno sperimentale che aveva avuto ragione d’esistere quando la Rephlex dominava il mondo. Un concetto che ha visto un lento tramonto, anche attraverso la figura dello stesso Paradinas arrivato a pubblicare album decisamente trascurabili per giungere in quel punto di non ritorno che è stato “Duntisbourne Abbots Soulmate Devastation Technique”, album del quale in tutta franchezza nessuno sentiva l’esigenza.

Un declino come ne abbiamo visti molti, un flusso destinato ad esaurirsi. Invece no, Paradinas ha tolto i panni dell’artista per vestire quelli del label manager, allargando la visione ad orizzonti prima d’allora impensabili. Così la Planet Mu ha ritrovato ragione d’esistere in quella che possiamo definire la sua seconda vita, un esistenza resa solida ed intrigante da musica di artisti come Tim Exile, Vex’d, Neil Landrumm, Distance, Falty DL, Luke Vibert, Machinedrum, Kuedo, Ital, tra gli esempi più eclatanti, fino ad arrivare alle compilation Footwork o album fuori di testa come quello di Ceephax Acid Crew o di Electronic Music Composer, un brillante segnale pubblicato nel 2005 che molto ha lasciato intendere.

Parentesi necessaria per introdurvi al secondo album del romano Polisyck, un artista innamorato delle atmosfere sognanti, delle costruzioni piene e rigogliose, di suoni che sprigionano luce e calore.
Digital Native è il diario di un viaggio, una traversata fatta con la mente dentro un contenitore pieno di riferimenti, odori e colori.

C’è quel suo modo di approcciare alla musica molto retrò, o forse è meglio dire fuori moda, perché ogni suono ha avuto un passato, soltanto sembra che certe atmosfere non interessino più e siano state completamente abbandonate dai media e dalle persone.
Digital Native è un album di musica elettronica che spazia senza paura tra differenti raggi d’azione, mettendo a galla elettronica cosmica, new age, acid, house ed ambient tenuti insieme da un unico collante che è il calore, l’espressività dei toni scelti, degli strumenti utilizzati.

Durante tutta la prima metà dell’album vengono dipinti i paesaggi più disparati, dalle esecuzioni tribali del brano d’apertura “Totem” alle splendide onde acquatiche di brani come “Taito” o “Drowse” o le note spaziali di “Loading..”, i tramonti caraibici di “Lost Holidays” e la tensione urbana di “Caravan”.

Un insieme fatto di note, percussioni, field recordings. Tastiere che si lasciano andare in armonie soffici e spumose, che in ogni caso hanno a che fare con l’acqua, i tramonti ed il calore.

“Tic-Tac-Doe” apre invece ad un segmento tenebroso, il calare della notte rappresentato attraverso un ritmo insistente ed una melodia in ombra, grande preambolo ad un brano lunare come “Meltinacid” che torna a far brillare la notte con lo scintillio della Bassline.
“Gowndwana” ci riporta in una dimensione più pacata, creando una delicata suspance ambientale al ritmo houseggiante della successiva “Preda” che ci trasporta verso un finale che vede tre brani usciti in precedenza sull’album Meteo: Bermuda, Transpelagic e Smudge, Hawaii.

Il primo un orchestrazione cosmica che libererà il vostro corpo nello spazio, poi quei dannati nove minuti di acido lisergico contenuti in “Transpelagic”, splendida narrazione di un sogno dance che purtroppo non vedremo mai diffondersi. Chiude “Smudge, Hawaii” tra le lacrime del giro di basso, lucine elettroniche e sospensioni astrali.

Un disco che è un obbligo per tutti.

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