La Psychonavigation Records torna a puntare sul composer pugliese Antonio Trinchera per un nuovo album intitolato Spirits Write Letters che segue di un paio d’anni il debutto di Voce Falena.
Antonio si cimenta in questo lungometraggio con il solito appeal carico di melodia ed ambientazione, sottoponendoci all’ascolto un disco denso ed avvincente dove pianoforte, ritmiche ed intrecci di sonorità di matrice elettronica creano un mood notturno che emana un fascino che definirei classico.
Si parte con un brano spaziale come “Spirits Writes Letters” dove sfocati segnali alieni in chiave noise anticipano l’ingresso di un attacco ritmico sotterraneo e delle solitarie note di piano che aggiungono magia ed introspezione al tutto.
Il seguente “The Doll And The Moon” prosegue sulla scia del pianoforte con alcuni luccicanti innesti ed una ritmica leggermente più marcata.
Siamo in una zona ambient dove tutto scorre alla perfezione con delicatezza e maestria. “Capovento” è una sublime espressione notturna che con poche note ed una spolverata d’elettronica riesce a creare un introduzione da vivere in piena meditazione. Dopo due minuti il brano si ferma, per poi ripartire in una cascata di battiti e riverberi che si dipanano con lentezza, mentre la coltre elettronica continua a montare una suspance da pelle d’oca.
Quel che stupisce, è che nell’intero mood del disco siano presenti alcuni accorgimenti ormai dimenticati, il trend attuale vede infatti l’ambient come un susseguirsi di drones privi di melodia, ritmo ed altri orpelli.
Antonio invece elabora un suono ricco e pieno di ogni grazia di Dio. Un disco che ad ogni brano riserva una nuova entusiasmante esperienza d’ascolto.
Come in “Speak to me”, un’avvincente brano dove la velocità e le soluzioni progettate tra piano e ritmo fanno un lavoro grandioso, un brano uptempo pieno d’energia che sfocia in un finale che stringe l’occhiolino persino all’house music.
Stessa dinamica per la successiva “Yes or Not” dove l’artista prima accenna ad un attacco, poi lascia partire una di quelle suite ambientali al solito trascinanti per esplodere in un finale tutto fuochi d’artificio con un vocal femminile a riportare a galla memorie ’90 mai dimenticate.
“Connecting..” apre con una chitarra sbilenca che ricorda alcune melodie Hawaiiane per poi venir man mano aggredita dal ritmo in un delicatissimo drill’nbass fuori stagione ma dalla classe indiscutibile.
Tutto scorre sotto controllo, sul finale altri due brani grandiosi come Birds Boxes ed Everyone Fly a chiudere un album come attualmente se ne sentono pochi.
Un raro esempio di chi l’elettronica continua ad intenderla come un insieme e non come il risultato di una serie di sottrazioni.