A distanza di due anni dal debutto, Nick Weiss and Logan Takahashi presentano il seguito di “7AM”, “Tracer”, in attesa di poterli vedere all’opera dalle nostre parti nel corso dell’edizione di quest’anno di Club To Club.
Libero da campionamenti di sorta, il nuovo album mostra profondità sublimi e momenti di ottima fattura alternati a momenti meno brillanti, dove non mancano banalità prive di significato e per niente utili all’economia dell’album quali “Do It” (nonostante il contributo di Romanthony) che, oltre a vantare una curiosa similitudine con certa house balneare anni ottanta, appare fuori contesto nonostante si accettino scommesse su quanto contribuirà ad allargare il nome del duo in ambiti meno circoscritti. Ma sono altri gli episodi vocali migliori, abili a risollevare le sorti dell’album e a renderlo degno di interesse. “Pyjama” intanto, graziata dalla voce inconfondibile di Panda Bear, che fa il paio con le aperture della sucessiva “Mist Of Time”, la cui presenza di Laurel Halo si rende incisiva quanto necessaria. E ancora “EFX” che, nonostante un andamento di maniera, ci consegna la voce meritevole di Kelela.
Tuttavia, sono forse i numeri strumentali, assorti e dimessi, a suscitare maggior interesse quanto a fascino e svolgimento, le note di pianoforte di “End” su tutti (che non avrebbe sfigurato quale episodio conclusivo del lavoro), la successiva “Vector Spray”, fino alle visioni aeree, meditative e leggiadre dell’ultimo brano “Timeline”, i cui synth stellari disegnano scenari atmosferici debitori in qualche modo della tradizione elettronica statunitense. Per un risultato complessivo mediamente originale e piuttosto avventuroso.