Mentre l’Italia è intenta a correr dietro all’ultimo talento della scena elettronica rigorosamente straniero c’è un sottobosco di piccole ed ingegnose label straniere che è tornato a guardarci con il rispetto di un tempo.
Perché tutti ricordano gli sguardi curiosi che Detroit e Londra riservavano all’Italia durante i primi anni ’90. E’ storia questa.
Ora siamo di nuovo lì, al centro di una fragranza produttiva della quale dobbiamo andar fieri, della quale dobbiamo parlare ma che non dobbiamo assolutamente farci sfuggire di mano. Pena la rovina completa di un universo creato attraverso il duro lavoro, la costanza, il gusto.
Edoardo Zerbinati è uno dei nostri arceri, un producer giovane dal talento cristallino che, senza minimamente abbondare in smancerie da baraccone ha coltivato il suo orto in solitudine e senza fretta alcuna. Ed ora quell’orto sta rilasciando i suoi frutti.
Non è un caso se una label come la Silent Season si sia interessata alla sua musica, lo sappiamo, l’etichetta canadese è ormai un pilastro del suono deep, una piccola oasi felice che continua a regalarci album di grande spessore focalizzati sul suono ambient e dub techno.
Con questa nuova release, l’album di Edanticonf intitolato Forest Echo notiamo in essere una svolta inaspettata nel suono proposto dalla Silent Season, il disco muove infatti in un territorio techno più diretto e comunicativo rispetto alle precedenti releases.
Edanticonf riesce infatti a dar vita ad una serie di brani ipnotici e ricchi di melodia che uniti alla costante tensione ed alla pressurizzazione alla quale il tutto è sottoposto creano una vibra tremendamente affascinante.
A partire dal primo brano in scaletta “Overture” resta chiara comunque l’attitudine deep dell’uomo che si presenta con un’apertura in progressione che ci proietta diretti dentro la fua foresta immaginaria.
Dopo l’esplosione della successiva “Planet” è già chiarissima la portata del disco, qui i suoni sono messi sotto pressione e la scatola sonora diventa una vera e propria bomba con i bassi a spingere e la melodia a segnare un confine mai troppo nascosto con l’ambient.
Suoni che si rincorrono continuamente, tra strati melodici ed atmosferici ed il ritmo caldo e rotondo che ammanta queste gemme facendoci sentire a casa durante l’ascolto. Succede in “Clouds” e si ripete all’infinito nel disco.
“Forest Echo”, brano che da il titolo al lavoro, si lascia inoltre andare in divagazioni melodiche dal sapore elettrico, un brano che ricorda, per attitudine, le prime cose pubblicate da Mathew Jonson quando ancora era in stato di grazia, ed apre di fatto ad una seconda metà molto più aperta e volta a liberare lo spirito techno lasciando ruggire i battiti e completando una stesura che chiude il cerchio intorno ad uno degli album più belli della stagione, un disco che rende merito a muscoli e sangue descrivendoci nel profondo l’animo libero e ricco di storie da raccontare di Edanticonf.