Ci ritroviamo sulle strade tortuose di Giuseppe Verticchio (Nimh) imbattendoci nel suo nuovo album come Hall Of Mirrors, progetto condiviso con l’amico Andrea Marutti e giunto con questo Altered Nights al terzo album, i primi due per la trevigiana Silentes, mentre il terzo per la statunitense Malignant Records, etichetta che ha visto, tra gli altri, il primo album degli Orphx.
L’album in questione è un doppio cd con un packaging a tre ante molto ben confezionato e sul quale sono riportate grafiche ed immagini degli stessi artisti.
Abbiamo affrontato su queste pagine la musica di Nimh descrivendovi dapprima il recente album “This Cryng Era”, poi proponendovi il suo podcast esclusivo prima dell’estate.
Sul primo cd ci troviamo di fronte un opera concepita in quattro sezioni, da Night 1 a Night 4, porzioni di tempo dentro le quali si sviluppa una visione a suo modo ricca dell’universo musicale. Gli strati di suono seguono un processo di addensamento progressivo, si inizia quindi nel primo passaggio con un umore sotterraneo e fumoso dove si avvertono, lontane, strane frequenze che sembrano voci rubate dallo spazio, oltre a metalliche e delicatissime incursioni di chitarra eseguite da Andrea Ferraris (il progetto Hall Of Mirrors contempla sempre l’intervento di soluzioni praticate da musicisti esterni al gruppo).
L’atmosfera tende a mantenersi impalpabile, nonostante i synth con il passare dei minuti diventino più ossessivi e pressanti, intorno lo spazio vuoto si riduce al minimo, venendo saturato dalle frequenze, dal noise e dai fields recordings e/o samples vari.
Nel secondo segmento, Night 2: Invocation veniamo letteralmente abbattuti dalla potenza di questo suono che sembra voler trascinare via ogni scampolo di realtà per indirizzare la mente dell’ascoltatore verso quel nulla che possa permettere una intima analisi interiore. Un potere così forte da aver la capacità di annullare (momentaneamente) il quotidiano ritagliandosi quel lasso di tempo così privato da essere segreto.
Gli elementi che contribuiscono a questa astrazione sono molteplici, i suoni sono come mattoni messi in posa dai due artisti che riescono a costruire un muro invalicabile attraverso le frequenze dei synth, le registrazioni di voci ed ambientari, i drones, gli echi ed il rumore. La posta in gioco è altissima, è una musica dirompente ma che va colta ed assaporata nei grandi momenti di apertura mentale. Un disco difficilissimo, diciamolo, che ha bisogno di pazienza, solitudine e piena dedizione per esser recepito in pieno.
Il quarto segmento, Night4: Immaterial Bodies, sembra intraprendere traiettorie differenti con quel ronzio che rimanda a lontani echi di Digeridoo ed avvicina la mente ad un concetto di trance primitivo, tribale, un condotto che trascina mente e corpo verso ignote profondità.
Nel secondo CD troviamo un unica esecuzione di quarantacinque minuti intitolata “Last Night: Late Summer Ceremony”, qui il suono sgorga, passatemi il termine, apocalittico, una sessione importante perchè concentra in questo lungo momento una miriade di stratificazioni e sonorità, come se in questo secondo CD fosse impressa la somma di tutte le esecuzioni precedenti, le chitarre ed altri strumenti a corda, le registrazioni ambientali, il rumore nero, le strazianti urla dei synth, la follia e poi anche la presa di coscienza, nei minuti finali, un gesto a ritroso, la scorporazione delle parti, una sottrazione che ci riporta sulla terra dopo lunghissimi minuti passati in una tensione inverosimile.
Senza dubbio, un lavoro destinato a segnare gli ascoltatori che sapranno abbandonarsi completamente ai suoi flussi sonori. Ti toglie via la pelle.