Trovandomi tra le mani questo CD, e scorrendo gli anni passati con la memoria (oltre che leggendo le note biografiche dell’autore) mi rendo conto che, escludendo progetti collaborativi e piccole produzioni artigianali/amatoriali (CD-R, cassette…) il presente “Bliss” sembrerebbe di fatto il primo CD solista stampato e pubblicato di Luca Sigurtà.
Una “tappa” importante quindi, paradossalmente una sorta di “esordio”, oltre che un tardivo ma doveroso riconoscimento per un artista che conosco già da molti anni, e che probabilmente fui tra i primi a scoprire e recensire proprio tra le pagine di “Oltre il Suono” già dai tempi delle sue prime sperimentazioni sonore (“Complesso Momento Negativo”, “Sinusoidale Desiderio Informatico”, “Triplice Scansione Temporale”…).
E’ passato molto tempo da allora, e avvicinandomi a questo CD con grande curiosità scopro con piacere che le forti “asperità” caratterizzanti il suo trascorso musicale, anche relativamente recente, sembrerebbero ormai ben “limate” a finalmente alle spalle.
La frammentarietà estrema, i “pesanti” rumorismi elettronici, gli scricchiolìi “glitcheggianti” spesso abbastanza sterili e almeno in parte gratuiti che hanno caratterizzato ampia parte della musica cosiddetta “sperimentale” dell’ultimo decennio e che avevano influenzato in una certa misura anche la musica di Sigurtà sembrerebbero finalmente essere “usciti di scena”, per lasciare posto a miscele sonore molto più “sobrie”, profonde, emotivamente coinvolgenti, e strutturalmente più “costruite”, coese, “compiute”, più elaborate ed efficaci.
Le cinque tracce, prive di nome, che costituiscono il presente CD, sono costituite fondamentalmente da miscele di field recordings, rumori concreti, drones, onde sintetiche, e altri suoni di probabile origine elettronica comunque ben “misurati” e mai invadenti o comunque eccessivi; il tutto arricchito da occasionali, suggestivi e delicati “tocchi” melodici.
Cinque “affreschi” di musica “discreta” dalle tinte color pastello, per suggerire nel loro insieme atmosfere crepuscolari, paesaggi di ambienti statici, dai contorni confusi, morbidi, evanescenti, all’interno dei quali si percepiscono comunque lenti, svogliati, talvolta quasi ipnotici e surreali movimenti di distanti e quasi indistinguibili presenze umane…
Davvero un bell’album, di profonda, raffinata e allo stesso tempo abbastanza “tradizionale” musica ambient, intesa però nel senso più “alto” della definizione di un genere musicale che troppo spesso è purtroppo “bistrattato”, e visto con distacco e sufficienza da molti ottusi sostenitori di quella presunta “musica sperimentale” che il più delle volte consta invece di accozzaglie di suoni e rumori vari mal assemblati e di assoluta, imbarazzante se non patetica inconsistenza artistica.
Bravo Sigurtà.