La musica basata su suoni di matrice prettamente elettronica non è quella che preferisco.
Abitualmente per i miei ascolti ricerco suoni di natura più “organica” e musica che unisca ad una quasi inevitabile presenza di suoni sintetici una sostanziale presenza di materiale sonoro di origine acustica, o, in senso più generale, “naturale”.
Nonostante questa premessa debbo dire che non ho pregiudizi di sorta, e avendo già avuto occasione di ascoltare, e anche apprezzare, il precedente CD di Fausto Balbo in collaborazione con Andrea Marutti “Detrimental Dialogue”, mi sono avvicinato al presente “Login” con grande curiosità… Ebbene, l’impressione che ho avuto, nonostante le mie personali “idiosincrasie” verso alcune sonorità, è stata quella di un album fortemente ispirato, di grande spessore e di grande fascino.
Se solo Fausto Balbo riuscisse a “contenere” un po’ i massicci inserti di “disturbi elettronici”, facendo prevalere gli elementi più “organici”, drammatici, anche “melodici” se vogliamo già presenti nella sua musica ma spesso letteralmente “sommersi” tra masse di sibili e ronzìi, sicuramente la sua musica aprirebbe una grossa breccia nel mio cuore.
Alcuni giri armonici, di sequencer, linee di basso, alcune strutture e progressioni sono infatti assolutamente straordinarie e toccanti, come ad esempio in “Harvester of Bits”, “Virus Scan”, o ancora di più nell’esaltante “Hardmysticmeeting”, o nella “nostalgica” (per così dire) “camminata con Klaus” della nona traccia, ma non sempre trovano lo “spazio fisico e temporale”, l’ “aria”, la “rilevanza strategica” che meriterebbero; oppure, a volte, vengono “sacrificate” prematuramente a preponderanti miscele elettronico-rumoristiche.
Dal punto di vista della curiosità è senz’altro impressionante l’effetto della “zanzara dentro la testa” ottenuto in due tracce attraverso le DPOAE (Distortion Product Otoacustic Emissions), cioè le Emissioni Otoacustiche ben descritte nelle note di copertina, seppure, è necessario dirlo, tali tracce sono evidentemente un mero esperimento sonoro mirato a far provare agli ascoltatori questo curioso e poco conosciuto fenomeno acustico.
In sintesi, debbo dire che di fronte a tanta banalità che circola in ambito elettronico-sperimentale, nonostante la mia personale scarsa empatia verso sonorità d’impronta spiccatamente elettronica, la “genuina” e ispirata ricerca “sperimental-emotiva” di Fausto Balbo merita un gran plauso, e questo “Login” rimane una tra le scoperte più interessanti di questo 2012.