Ogni nuovo disco di Nimh è un esperienza unica e differente dalla precedente. Questo Under Mournful Horizons ne è l’ennesima riprova, ed è un album talmente intenso e capace di carpirvi emozioni che sarà dura toglierlo dal lettore.
Ma andiamo con ordine. Si perchè il nuovo lavoro di Giuseppe Verticchio è diviso al cinquanta percento con l’amico Philippe Blache, musicista francese che sotto lo pseudonimo Day Before Us abbiamo già incontrato in quella magnifica compilation che è “Urbi Et Orbi vol.3” edita dalla Minimalrome.
Succede che Philippe è un pianista ricco di talento e che Nimh sia un manipolatore di suoni e di atmosfere in grado di far accendere qualsiasi schema sonoro. In tutto questo l’album è un esempio di commistione tra melodia e sperimentazione che brilla d’intelligenza. E’ un’escalation emotiva, che parte dalle terrificanti onde sinistre di “An uncertain dawn” che nel corso dei suoi sette minuti passa da un decentrato assordante rumore ad una rilassante registrazione di temporale.
Ancora movimenti distratti nell’apertura di “Surrounded by a moonless night”, brano che vede poi irrompere il piano di Blache in una corpulenta sequenza di note che si aggrovigliano sul mare in tempesta agitato dall’arte di Nimh, un connubio che mette in perfetto equilibrio la malinconica vena compositiva dell’artista francese con quel senso altrettanto malinconico ma pieno d’imperfezione che è la cifra stilistica di Nimh.
Poi arriva un brano come “In the court of a sorrowful season”, una stanza piena di rumore, indecifrabile rumore, scrosci d’acqua, vento, tremori indefiniti, una nebbia che non ti fa vedere nulla, un breve e poco rassicurante momento di smarrimento, poi le note, un accordo scritto da Dio, qualunque sia il vostro Dio.
Poche, solenni, note che descrivono con tutta la potenza della musica tanto la vita quanto la morte, tanto le gioie quanto la sofferenza più atroce. Per dodici estatici minuti. Vorresti sia l’eternità.
Difficile anche andar avanti senza premere il tasto repeat, all’infinito, ma è bene continuare nel viaggio, per incontrare un anima raffinata e sensibile come la title track “Under mournful horizons”, uno spettro affilato, una tensione crescente, drones ed effetti che stratificano un muro di suono compatto ma allo stesso tempo delicato, un muro che sembra reggersi su quell’alchimia perfetta data dall’elettronica sporca e dall’eco del piano in lontananza, impercettibile.
In chiusura le note tornano ad emergere in superficie, mentre alle spalle continua a muoversi pian piano, fino a spegnersi, quella splendida macchina elettroniche che è la musica di Nimh, lasciando il finale a quelle carezze ultra emotive emanate dal pianoforte.
Cosa, se non un disco che riesce a toccare la vostra anima?