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Various 1212012 Ending Beforewards

1212012

Stochastic Resonance è un collettivo romano di recente formazione, un network che tende ad aggregare diverse forme artistiche devote alla sperimentazione, siano queste legate prettamente alla musica o provenienti dal mondo della videoarte, del teatro e della poesia. Proprio quello che le istituzioni stanno facendo passare per rumore di fondo, abbattendo significativamente l’istinto all’approvvigionamento culturale in un paese che francamente rischia il collasso.

La risonanza stocastica, in contrapposizione, è un concetto che sostiene quanto questo rumore di fondo sia in grado di aumentare la percezione dei segnali, di quei piccoli input che possono in qualche modo destarci dal quotidiano torpore.

Un primo significativo showcase è andato in scena lo scorso dodici dicembre all’Animal Social Club, a Roma, occasione nella quale il gruppo ha dato vita ad una sinergia tra musica, video e danza presentando inoltre la seconda raccolta di brani pubblicata da questa che, inoltre, è una piccola label indipendente.
Il titolo del lavoro è 1212012 – Ending Beforewards e contiene sette brani prodotti da giovani artisti che gravitano nell’orbita SR.

Il primo brano in scaletta è di Ynaktera e si intitola “Millennia”, una suite ambientale che in fase di intro utilizza una serie di segnali elettrici in dissolvenza che cullano (è proprio il caso di dirlo) le corde di quello che sembra essere il suono di una chitarra o di un basso appena sussurrato. Dopo circa due minuti il brano si arricchisce di un tremore ritmico stilizzato mentre tutto intorno gravitano micro-suoni controllati.
Segue “A.K.T.” di Ghostspace, brano maggiormente votato al ritmo che si presenta con dei profondi affondi intervallati da rumore elettrico, una sorta di techno (prendete con le pinze il termine) scarnificata e rallentata che presenta comunque un’estetica tribale molto suggestiva.
Il terzo brano è una collaborazione tra Ynaktera e Scual che prende il nome di “Överfall Slopes”, il pezzo più lungo della compilation con i suoi 8:38, un brano industriale dove la ferocia insita in questo stilema viene limata con cura per creare un risultato graffiante ma organizzatissimo dove bassi fulminanti, progressione e cura del dettaglio sono le caratteristiche principali.

Inutile girarci intorno, ci sono memorie “rasternotiane” nel concetto, ma qui più aperte a soluzioni e collaborazioni, ma il lato puramente sonoro è sostanzialmente differente, qui c’è una ricerca spinta verso la forma canzone, c’è molto più di Monolake o della Mille Plateaux che non della Raster, che rimane comunque un punto di paragone.

Frank Martini ed Alen Dunn si spingono addirittura oltre, con il loro brano “Sumimasen – Beatless” giocano in riduzione su un’ambientazione goa-trance lasciando vivi sentori animali ed echi notturni presi in prestito direttamente dalla foresta. E’ soltanto un preambolo, perché nella versione successiva lasciano la storia al proprio corso facendo esplodere il ritmo in un corpo centrale techno che sembra una valvola di sfogo per l’intera compilation.

Ales Digre non è da meno, la sua “Saturn’s Circles” spinge sui bassi con efferata violenza mentre intorno si sviluppa una cinematica grave e piena di tensione, tra sferzate elettriche, raddoppi percussivi e scintillanti affreschi metallici. Un brano che è techno dove la maggior parte delle attuali produzioni mancano miseramente il bersaglio, ovvero in quell’istinto primario che unisce corpo, mente e pensiero in una visione rivolta al futuro.

In chiusura troviamo le lande lunari di Scual con la sua “Fuchsia diagonal splitting mood”, un susseguirsi di echi, riverberi e tappeti lungo i quali si sviluppano forme sonore di probabile concezione aliena.

Il disco è assolutamente imperdibile, per ora in una limitata serie di CD, ma questa roba merita il vinile.