Per l’uscita 24 della Minimalrome ci viene presentato l’album di Alessandro Parisi che aveva fatto il suo esordio con l’etichetta nella compilation “Urbi et urbi vol. III” con “La guerra di Namtar “, un brano presente anche in questo disco e che rappresenta lo stile di Parisi: ritmiche lente e marziali, sequencer ipnotici e melodie suonate live in piena trance elettronica.
Il disco è composto da ben otto brani che esplorano questo spirito compositivo in tutte le sue sfumature.
“Ancient of Days”, che apre il disco, è il perfetto mix fra mood carpenteriani e soundtrack horror italiane con un crescendo inarrestabile ed una scelta ritmica live, quasi squantizzata, che aggiunge pathos all’insieme. Nel brano quello che però resta dentro è la lacerante melodia suonata con un synth in ottava alta da brividi.
Segue “Crocea Mors”, brano potentissimo fra Clock DVA e Squadra Blanco con la solita melodia suonata live, ma stavolta meno in evidenza rispetto al bellissimo sequencer che è la colonna portante del pezzo e la sempre bella “La guerra di Namtar”, di cui abbiamo parlato prima.
La successiva “Sundara Spirit Flight” mantiene i beat elevati aggiungendo un’atmosfera esoterica ed orientale, anche se è forse la traccia più debole del disco.
Segue “Hic Sunt Leones”, title track del disco, dove Parisi sperimenta invece suoni ritmici inediti per produzioni di questo tipo e che connotano il brano in maniera molto originale: sotto un drone ipnotico ed una melodia suonata live che si interrompe per riprendere senza preavviso creando una tensione altissima.
Con “Cold Covenant Energy” si ritorna sulla terra. Una cassa in quattro lenta ed inesorabile, doppiata da uno stab con riverbero, crea la base perfetta per un intreccio fra un sequencer in levare ed una melodia eterea di rara potenza ed efficacia. A seguire la traccia più diretta del disco, “Positron Gladio”, che grazie ai suoi BPM più elevati sarà forse la preferita da dj e che ha le sue parti migliori nei cambi melodici e nei suoni secchi della 707, qui usata con gusto “jack”.
Chiude “Gabriel’s Horn” in cui Parisi si unisce alla voce di Andrea Noce per mettere un piedi un brano meno aggressivo dei precedenti caratterizzato da grandi riverberi e una melodia contemplativa.
In definitiva un esordio coi fiocchi per un artista capace di creare una musica nostalgica ed epica in cui la ‘ballabilità’ è solo una componente dell’insieme, tanto quanto la ricerca melodica e di arrangiamento.
Un artista quindi da tenere d’occhio ed un disco da avere assolutamente.