New York
Chicago
Detroit
Den Haag
Album Reviews /

Steven Tang Disconnect to Connect

  • Label / Smallville Records
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 07/2013
  • Style / , ,
  • Rating /
    10/101
Steven Tang - Disconnect to Connect

Steven Tang dopo aver affilato le armi per un lunghissimo periodo ricco di dodici pollici sempre acuti ed estremamente sinceri tanto a suo nome quanto con la ragione sociale di Obsolete Music Technology e dopo essersi trasferito in pianta stabile a Berlino mette a segno quello che è il suo album di debutto: Disconnect to Connect.

Ricordiamo che l’artista può esser inserito a pieno titolo in quella che possiamo definire la seconda ondata chicagoana, quella che gira sostanzialmente intorno alla sua label, la Emphasis Recordings ed alla Machining Dreams di quel genio di Hakim Murphy.
Vi avevamo già introdotti a questo “movimento” in tempi non sospetti, una sorta di rinascita che sta permettendo a Chicago di allargare in maniera propositiva i propri orizzonti musicali.

Suona strano che a pubblicare questo disco sia la tedesca Smallville, label di buon livello con base ad Amburgo e concentrata sul suono deep più melodico.

Disconnect to Connect è un ponte che unisce due mondi, è il suono di Detroit che trova casa nella città del vento, e Steven ce lo fa capire bene sin dai fantastici pads iniziali che caratterizzano un brano come “Interstice”, un pezzo immateriale, l’ingresso nel cosmo visto con gli occhi di un bambino, occhi che ancora riescono a meravigliarsi e riempirsi di luce. E’ un decollo grandioso, con quell’atmosfera sci-fi degna rappresentazione della speranza di una città ridotta alla miseria, di un popolo che non sa come arrivare a fine mese ma è ancora capace di dar peso alla propria spiritualità. Tang ci regala questo squarcio di luce proprio nel momento più nero della storia della Motor City, lo fa senza eccedere in presunzione, bensì mettendo a nudo la propria sensibilità, lavorando in maniera semplice ed utilizzando lo stretto necessario, una batteria elettronica ed un paio di tastiere.

Poi entra nel vivo accendendo i motori del ritmo con il brano che da il titolo all’album e che per costruzione e bilanciamento degli elementi rasenta la perfezione. Anzi, è perfetto. Qui il corpo techno si eleva e cerca il contatto diretto con Dio. Ci sono sempre quei pads paradisiaci che donano un alone di misticismo, una cassa profonda resa però vibrante dai raddoppi di claps e piattini, la melodia composta da quattro note immerse nel liquido amniotico e tutto il suo amore.

Nel terzo brano trova il punto di contatto tra la sua terra natia ed il mondo esterno regalandoci un affondo acid che prende il nome di “Some Solace”, ancora un nuovo elemento che entra in gioco e gira meravigliosamente. Dopo una partenza al fulmicotone con la bassline a picchiar duro su un apparato ritmico robusto e severo ecco di nuovo il volo degli angeli, la melodia che entra e trascina tutto in una dimensione sognante. Atmosfera poi amplificata all’eccesso nella successiva “Eternal”, un nome che già dice tutto, ma che nel suo skyline astratto mostra tutta la libertà espressiva che Tang ha voluto concedersi. Il pericolo infatti poteva essere la barriera “tacitamente” imposta dal mercato, vista anche l’europeizzazione data dal suo trasferimento e dalla scelta della label. Invece no, immaginate un prodotto indipendente e sarete vicini alla verità.

Eternal è un brano ambient diviso tra sospensioni epiche e un appeal jazz che in lontananza guarda con rispetto al lavoro dei Galaxy To Galaxy.

In “Heat Burst” c’è quell’attimo di orgoglio confinato nella sua città, in quella Chicago acida e fisica, quella che il cervello e le gambe vanno di pari passo per intenderci.
E’ soltanto un attimo di lucidità, perché scavalcato questo ad attenderci c’è un altro bellissimo brano che prende il nome di “It’s Perceived As Sound” e ci mostra un suono cosmico puntellato dalla batteria che ancora torna a ricongiungersi ad un modello di jazz astrale, libero, reso godibile dalla melodia che entra verso il finale.

“Sunspot” è un viaggio techno micidiale, un suono ad alta tecnologia che è insieme sofferenza e visione del futuro, uno dei grooves più riusciti degli ultimi anni unito all’ispirata sospensione  mistica espressa a più riprese nell’album. Segue a ruota il vortice deep di “Potential Lights” con tutte le luci accese sulla città mentre la notte si fa strada.

“Brink Of Dawn” è atmosfera in purezza, un pezzo ambient romantico, un oscuro rito tribale con una dolce melodia che tradotto significa emozione.

Disconnect to Connect è Chicago che abbandona il suo territorialismo integralista per uscire fuori ed ascoltare cos’altro ha da dire il mondo, un gesto che fa brillare i concetti di umiltà, democrazia ed evoluzione.

Dio ti benedica, Steven Tang.