Giorgio Luceri emerge dal sottosuolo italiano e fa centro con un Ep molto ben assestato sulla chicagoana Mathematics Recordings capitanata dal sommo Jamal Moss. Non passa che un anno ed eccolo ancora sulla via del vento finalmente con un album intitolato Voices In My Head.
C’è subito una cosa che colpisce, pur trattandosi sostanzialmente di house music ed essendo pubblicata per una label che è si crocevia di sperimentazione ma ha sempre adottato un estetismo facente capo a certe rimembranze vintage proprie della Chicago dei re, la musica di Giorgio Luceri riesce a suonare incredibilmente moderna e lontata dai canoni stilistici tipici di quei dischi dei primi anni ’90. C’è un approccio se vogliamo europeo che non tradisce incarnazioni trance sulla proposta melodica. Ovviamente prendete il termine con le pinze, quel che vorrei farvi arrivare è un concetto melodico che sostiene in maniera determinante l’intera struttura dei pezzi, immedesimandosi al groove proprio come quelle astrazioni melodiche di matrice trance europea provenienti da ben noti lidi tedeschi.
Tornando a noi però è anche giusto ribadire a chiare lettere che stiamo parlando di un disco house, con una forte vena deep ed una ricerca spasmodica dell’atmosfera alta, celestiale. Il piano, presente in molti dei brani è uno dei pochi elementi “dissonanti”, che si distaccano dal contesto creando un percorso a se che sembra voler issare pareti di suono a lor modo religiose e dense di sentimento.
“Like A Deaf Intro” ci proietta subito in una calorosa zona dove arpeggi di synth, un organo ed armoniose note di piano creano un accogliente salotto dal quale passiamo poi diretti nel groove di “Meditation”, brano deep con un ritmo violento rafforzato dal basso che irrompe e raddoppia sul ritmo, intorno le nubi e subito dopo un tagliente accordo melodico, siamo già altissimi, dentro un cerchio di fuoco.
“Dejana” è il primo dei cut che apparentemente sembra arrivare da Chigago, poi si apre in una maniera strana, il suono si ingrossa ed esplode, sembra un brano tagliato per folle oceaniche, ma mantiene un groove deciso. “Anemone” compie una virata improvvisa, cerca l’Africa e la trova in un cerimoniale tribale assolato, o meglio nel continente visto dall’alto, di giorno, mentre l’armonia della natura regala scorci, profumi e visioni eteree e pacifiche.
“Twin Ears 6D22” è house music in purezza, batteria elettronica, basso e tastiere, un sample vocale un groove da centro della notte. Il piano ancora a staccarsi e prendere il volo, come nella migliore delle tradizioni.
“Beyond Your Simple Rules” entra in acido con una 303 in sordina dietro un potente tappeto di note. Quando la cassa fa il suo ingresso prende tutta la scena, prepotente, poi ancora una cascata di tastiere, note a grappoli e sentimento alle stelle. Uno dei brani più belli dell’album.
E l’uno due con la successiva “Sconosciuto” è a dir poco commovente. Qui c’è un gioco di sovrapposizioni tra le note caldissime dell’organo ed un synth ostile ed oscuro, oltre che un solo di batteria iniziale in chiave jazz veramente ben integrato con il resto.
“Algorithm” è un’altro brano coi fuochi d’artificio che poggia su un giro di tastiera che mette insieme una melodia euro-trance al rallentatore sopra un apparato ritmico al solito penetrante e violento. “Alfa 75” è un turbolento brano con riferimenti italo nelle ritmiche ed ancora un montare di tastiere celestiali da gran parata finale.
La chiusura è il brano che da il titolo al lavoro, inizia con un gran lavoro ambientale con schegge d’elettronica deep poi entra nel vivo con la batteria che incalza facendo entrare la cassa in un secondo momento, proprio poco prima dell’ingresso del vocal. La voce è effettata, resa elettronica ma senza perder di vista il calore umano, siamo nel cuore aperto dell’house, in quel posto dove ci si innamora.
Giorgio Luceri brilla in tutto questo con una produzione sincera, con un volo libero a cui molti dovrebbero guardare con rispetto, tenendo bene a mente che si, è così che si fa l’house.