Se togliamo dal conteggio il recente “Heijastuva”, LP pubblicato lo scorso anno, ma di fatto ristampa di brani precedentemente pubblicati su CD, il progetto Ø torna ad accendersi a cinque anni da Oleva, aggiungendo, con questo “Konstellaatio”, un nuovo eccitante capitolo musicale nella storia di un’artista totale come Mika Vainio.
La Sähkö Recordings è la fotografia ben precisa di un’estetica musicale d’avanguardia, una label che in passato ha dettato le regole di un minimalismo (anche techno) divenuto poi simbolo di una generazione, avendo avuto il merito di proporre musiche di rottura che basandosi su poche, chiare idee, è riuscito a farci vedere il futuro in più occasioni. C’entrano i ghiacci, la notte, la solitudine e la curiosità, tutti elementi che accomunano in qualche maniera tanto i musicisti quanto le menti dietro la label stessa.
Poi in realtà la ricetta è stata tutt’altro che semplice, perché riuscir a mantenere la potenza del groove, un design atmosferico sempre minuzioso e coinvolgente ed una cura esagerata nella produzione dei singoli suoni è qualcosa che riesce soltanto ai migliori, una convergenza unica di elementi che hanno gravitato sulla stessa orbita tracciando un disegno unico, un disegno che ora è eredità artistica, delle più ammirate ed anche copiate, ma di fatto vergine in quel modo sublime che ha avuto di sedurci e di raccordare tutti in un unico pensiero: la Sähkö Recordings è stata il futuro quando questo poteva ancora dirsi sconosciuto.
Ed eccoci ancora alla sua corte, sedotti come fosse allora. Da un nuovo disco, da nuova musica che nasce sotto un’ ala protetta, in un covo che sappiamo esser mantenuto vivo con cura.
“Konstellaatio” è il nuovo frammento di una storia unica, ed ora, devo dire, levigata con una maestria che rasenta la perfezione. Mika Vainio entra dentro il suono prendendo in consegna quelle linee guida che hanno solcato un passato glorioso rinnovandole in un bagno d’atmosfera degno del sound design più evoluto.
Qui il freddo lascia spazio al colore, e quindi ad un abbraccio caldo. Entrano in gioco le melodie, la narrazione, quel che di algido segnò un epoca qui è magicamente riassunto in una serie di brani che raccontano una doppia personalità, perchè se da un lato tutto l’apparato sonico rimane legato ad una militanza minimale se vogliamo rigida e scheletrica, dall’altro i pads utilizzati da Vainio ci parlano di quel che non abbiamo mai visto: anima, cuore e passione.
Finalmente i robot cominciano a vivere.
Vainio lo sappiamo, ormai è un giramondo, sono lontani i tempi dell’anonimato, dello stazionamento glaciale nella tenebrosa Scandinavia. Un genio che assorbe per poi riversare. Ed eccolo spiegarci come dietro ogni cosa ci sia un cuore pulsante, un sentimento, del sangue, un’umanità.
E’ un album ambient al vivo del suo significato, un album che descrive degli stati d’animo in maniera minuziosa, servendosi di tutti quei click, quegli affondi di basso, quel carico di tappeti elettronici e di note piazzate al punto giusto. Facendolo, tenendo fede ad uno dei concetti più longevi della storia, quello di far bene con poche semplici cose. E come ogni album ambient che si rispetti racconta una o mille storie, racconta scorci di vita, suggestioni o sogni, ma comunque ha qualcosa da dire.
Dovete soltanto farlo vostro ed ascoltare, la curiosità per quel che c’è stato prima verrà da sola.