Quando ho ricevuto la promo-mail della DiN Records ed ho letto Node 2 devo dire di aver vacillato per venti minuti buoni. Sono passati quasi venti anni da quel meraviglioso monolite ambient che rimane senza dubbio uno dei dischi più belli di sempre. Dave Bessell abbiamo continuato a seguirlo, e proprio due anni fa tornava a meravigliarci con quella meraviglia sonora che è Morphogenic, firmato insieme ai Parallel World.
Ora lo sappiamo con certezza, parliamo di una sorta di setta i cui adepti sono incastrati mente e corpo nei sintetizzatori. Maghi dei sistemi modulari che sfruttano ogni frequenza e vibrazione per creare mondi sonori nei quali perdersi completamente.
I Node tornano dopo venti anni dunque, con una formazione che vede tre dei vecchi membri ancora in gioco e l’inserimento di Mel Wesson, sound designer hollywoodiano che ha sposato il progetto contribuendo alla creazione di quello che vedremo essere un nuovo, futuro classico. Iniziamo col dire che l’album in questione verrà stampato in mille copie CD, niente vinile come per il primo Node, quindi, il consiglio è quello di correre sul sito della DiN e procedere all’acquisto in maniera compulsiva.
La verità poi è che nei nove, lunghi brani che compongono il lavoro troviamo intatto tutto quel fermento creativo che caratterizzò l’ambient di quegli anni, leggermente più coscienzioso, quello si, ma la sensazione di trovarsi di nuovo di fronte ad un gruppo di musicisti che interpretano la musica elettronica come qualcosa di vivo, come una materia da nutrire con le idee, un mosto che fermenta.
Ed allora ecco a correrci in soccorso queste lunghe suite musicali piene di vita, musica tetra se vogliamo ma non claustrofobica o unidirezionale. In ogni brano c’è tanto di tutto, le tastiere scrivono melodie lussureggianti mentre intorno si sviluppano grovigli inestricabili di suono ed atmosfere. Un’insieme di arpeggi, accordi di basso e tastiere delle più disparate specie che si incontrano con le frequenze elettroniche degli oscillatori e delle valvole.
E’ esaltante starlo ad ascoltare, coglierne le variazioni, i cambi di fronte, lasciarsi intimorire dalla tensione continua, figurarsi luoghi, forme e colori mentre questi suoni che profumano di futuro ci circondano per poi inondarci completamente.
Approfittatene perché sono pochi ormai i musicisti elettronici di questo livello, ed i progetti sul genere direi addirittura rari. Fatelo se avete voglia di inoltrarvi nell’ascolto di musica coraggiosa, fatta senza star troppo a pensare al mood o al come dovrebbe essere, suonata da musicisti per i quali questo termine ha un significato ben diverso dello stesso attribuito ai moderni produttori, non me ne voglia nessuno, non è qualcosa in più, ma di diverso.