E’ difficile comprendere in pieno la caratura artistica di un musicista come Tadd Mullinix, troppe le sfumature, troppe le cose per le quali puoi dare un giudizio definitivo. Prendete questo progetto, Charles Manier, ci trovate la cattiveria nuda e cruda, perché il suo lato acido lo conoscevamo già, le sue produzioni come James T Cotton ci hanno rivoltato per bene l’anima in passato, fino ad arrivare a quel Creep Acid che sempre su Nation, due anni fa, ha fornito materiale grezzo nel quale perdere la testa.
Qui siamo in Acid in maniera ancora più contorta, in un suono che mette l’estetica al centro e riesce a definire lo stesso artista come un alfiere libertino al quale fortunatamente ancora è concesso di far tutto.
D’altronde la Nation in tal senso è a dir poco un’istituzione, una label che potremmo dire in tutto e per tutto libera, fondata intorno all’idea musicale di un genio senza eguali come Traxx, uno che vuol far sempre viaggiare di pari passo passato, presente e futuro. Nella discografia Nation trovate infatti indelebili collegamenti, trovate musica che non va per il sottile, un vagabondaggio techno/house/electro/acid senza soluzione di continuità, con quello sguardo perso intorno a vecchi manierismi industriali o new beat che caratterizzano più uno stile di vita che musicale.
Charles Manier mette insieme un album senza compromessi, con delle robotiche sezioni dance che nel loro danzare meccaniche danno sfoggio di un’estetica acida che taglia in due ogni pensiero standardizzato. Dai lenti movimenti wave di “Czech Mississippi” agli affondi techno-acid di “Goldielocks Effect” ad una b-side assolutamente folle con il synth pop muriatico di “Waitin 4 Electrocution” e le stramberie acid house di “You Said”.
La c-side ospita un brano totalmente fuori schema come “A/B Infect”, tredici lunghi minuti di sperimentazione nei quali convergono diversi corpi martoriati.
“Wasps” non è certo da meno, un concept sperimentale ancora più selvaggio con le frequenze acide in distorsione a tessere una trama corrosiva e paurosa.
“Who Raised These People” è un metal pesante proveniente dall’era EBM, uno squarcio di rabbiosi ’80 messo insieme soprattutto con cattiveria. Chiude “Your Body”, un brano dance breve ma assassino quanto basta.
La Nation sbandiera al vento il suo credo che recita più o meno “semplicemente ce ne freghiamo” e continua in quell’impervia strada che al momento non è stata ancora debitamente riconosciuta. Speriamo soltanto non sia una futura moda a dargli successo.