Joachim Nordwall è uno dei personaggi chiave della scena sperimentale svedese, musicista in primis in svariati progetti condivisi ma soprattutto solista con una serie di album ed Ep rilasciati con cadenza piuttosto regolare a partire dal 2010. Tra i fondatori della Börft Records che nel lontano 1987 iniziò un’opera divulgativa importantissima e soprattutto tra gli artefici del collettivo iDEAL, autore dell’omonimo festival a Goteborg e della relativa label.
In questa ultima fatica mette insieme un LP cruento per la britannica Entr’acte, un LP di sei brani intitolato Soul Music nel quale Nordwall concentra una visione musicale primitiva ed oscura, una sorta di tribalismo d’oltretomba consumato sin dall’iniziale “Procession”, un brano che sfrutta il rimbombo di un’arpeggio regolare per far danzare insieme ronzii, tamburi e note dalle tonalità sinistre. E’ il ritmo a stupire, perché memore di un concetto sonoro che è rivolto a tutt’altro spettro, riesce a creare un movimento accostabile ad alcuni rituali trance africani.
In “I Am The Fire” quell’input si irrigidisce maggiormente entrando in una caverna che punta in profondità, sono dieci minuti nei quali la storia precedente viene spedita nelle viscere dell’inferno mantenendo viva la scansione del tempo attraverso dei grandi tamburi.
“The Beauty Of Creation And Destruction” sorta in un limbo visionario accendendo luci ad intermittenza, alcune corde acustiche ed un synth acidulo bastano a creare l’ambiente zen.
Apro una parentesi necessaria, tutte le percussioni e più in generale il ritmo, sono cura di un gigante come Jean-Louis Huhta, un personaggio straordinario, membro dei Lucky People Center ma soprattutto artista eclettico dal talento innato, l’unico in grado di gestire il ritmo con questa sobria creatività.
“Soul Vibration” è Acid nell’animo, non una dichiarazione firmata con la bassline, ma un’intrigo sonoro corrosivo, penetrante, riverberi e loop orchestrati in preda al panico, suoni di maracas e groove, è di nuovo Trance. Per “Acid Ritual” parla il titolo, un brano minimale e ferreo.
“Psychic Propaganda (Psychic Broadcasting Version)” è il gran finale, il brano che raccoglie tutti gli elementi proposti nell’album in una grande suite di chiusura che inizia con tappeti astratti e sporchissimi in successione in seguito percorsi da echi di tamburi e da quello spirito acido che imperversa l’intero lavoro.
Non perdete tempo perché sono soltanto duecento le copie disponibili e il disco è un capolavoro.