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Album Reviews /

Christopher Willits Opening

  • Label / Ghostly International
  • Catalog / GI220
  • Format / Vinyl, CD
  • Released / 09/2014
  • Style /
  • Rating /
    6/101
Christopher Willits ‎– OPENING

Musicista, artista visuale, docente: sono solo alcune delle anime di Christopher Willits, nativo del Missouri ma da tempo stanziato nella Bay Area. Fresco di collaborazione con l’amico Scott Hansen (Tycho), Willits torna con un album da solista dopo Tiger Flower Circle Sun e dopo il secondo atto del sodalizio con Ryuichi Sakamoto, Ancient Future (entrambi sempre per Ghostly International), pubblicati rispettivamente nel 2010 e nel 2012.

Christopher WillitsIl tratto fondamentale riscontrabile più o meno in tutte le sue incarnazioni discografiche è una organicità fuori dal comune; la musica di Willits possiede infatti una coerenza di fondo a tratti stucchevole, che col tempo invece di stemperarsi è andata accentuandosi, sebbene gli esordi su 12k avessero fatto pensare a una carriera maggiormente votata all’evoluzione. Laureato al Mills College di Oakland, il Nostro ha saputo fare sua la tecnica del folding: indicizzare un sample in tempo reale per poi servirsene all’occorrenza nel processo di costruzione del brano senza necessariamente scomporlo in grani; una pratica funzionale ma dannosa qualora se ne abusasse.

Così, lungo i tre quarti d’ora netti di Opening, scorrono droni, acqua, il candore a cui il buon Christopher ci ha abituato, e si fanno ancora più impalpabili i fraseggi chitarristici che da sempre sono un cardine del suo bagaglio espressivo, così come sono svanite le voci e gli afflati pop presenti nelle sue ultime prove in studio da solista. Tutto è stato inghiottito da un vortice che ha disperso più che altro i suoi connotati acustici e la sua esuberanza melodica; il “nuovo” corso, per Willits, è codificato, canonico e non lascia spazio a sorprese.

La recente intesa con Scott Hansen non è casuale: suoni, struttura, l’artwork stesso, fanno pensare ad un Awake liofilizzato, quasi del tutto prosciugato dei suoi orpelli ritmici; si ha l’impressione di trovarsi di fronte a un franchising. Qualcuno giustamente osserverà che di dischi o artisti che suonano quasi (o dichiaratamente) a impronta se ne sentono parecchi in giro, ma laddove c’è una ricerca, un guardare avanti, il franchising può anche andarci bene. Willits non sembra andare in questa direzione e invece, col tempo, pare piuttosto girare intorno allo stesso punto senza riuscire a svilupparlo mai del tutto. La qualità dei suoni è indiscutibile, la forma incontestabile, ma stavolta è la sostanza a latitare; perfino la brevità dei titoli non lascia spazio a dubbi circa l’intenzione di restringere piuttosto che di ampliare.
Per momenti di positività senza pretese, Opening andrebbe ascoltato con la stessa semplicità di cui è costituito.
Piacevole ma anche trascurabile.