Mukanda è un rito, un rito di un popolo africano (ndembu) per segnare il passaggio dall’adolescenza alla vita adulta.
Come tantissimi altri riti del genere, diffusi in tutte le culture del mondo, prevede una prima fase di allontanamento dalla tribù, dalla comodità della casa: il giovane viene portato forzatamente nella foresta, dove deve superare alcune prove ed è invitato a riflettere, maturare.
Alla fine di questa fase si arriva ad un punto simbolico in cui avviene una rivelazione, letteralmente: “ciò che apre gli occhi”. Solo allora il giovane può finalmente tornare a casa.
Allo stesso modo, Vico ha abbandonato la sua tribù, la sua casa – il centro storico – e si è inoltrata nella foresta: la foresta della modernità.
Ecco, è giunta l’ora per il nostro Mukanda, la nostra rivelazione: il festival dev’essere l’occasione per riflessioni, prove attraverso cui diventare adulti e, finalmente, tornare a casa. Tornare a vivere il centro storico, i luoghi abbandonati, i non-luoghi.
E’ il giovane che torna a riprendersi la città vecchia.
3 – 5 Agosto 2015 – Vico del Gargano (FG) | Ingresso Gratuito
Dal 3 al 5 agosto Mukanda Festival torna a prendersi la città vecchia!
Musica, street-art e dibattito per il recupero di un centro storico sottoutilizzato del Meridione
MUSIC: Rabih Beaini, dEbruit, Clap! Clap!, Paul White, Mo Kolours, dj Khalab & Baba Sissoko, Harmonious Thelonious, Karima 2G, Kolè
ARTS, a cura di ALTrove – Street Art Festival: Orizzontale, tellas, SBAGLIATO
TALK: Planimetrie Culturali, Pop Hub, Slow Food Puglia
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MUKANDA E’ UN FESTIVAL MUSICALE
La musica di mukanda, curata da Raffaele Costantino (MusicalBox – Rai RadioDue), avrà come tema centrale il retrofuturismo di matrice africana, il ritorno alle origini della musica, laddove tutto è iniziato. Il ritmo primordiale, evolutosi negli ultimi cento anni grazie alle tecnologie, ai meltin’ pot culturali, alle nuove strutture sociologiche. Il riassunto di questo percorso sarà raccontato dalla line-up del Mukanda Festival, con una selezione di artisti che meglio interpretano questo linguaggio del ritorno.
Un linguaggio con il quale si comprende che in questa fase non si sta esaminando un punto d’arrivo, ma l’inizio di una nuova via.