Esiste tutto un mondo musicale legato intorno a due personaggi chiave della scena elettronica anni ’90, i fratelli Can e Cem Oral, di madre finlandese e padre turco, cresciuti in Germania proprio nel fiorire della cultura techno. Can è il più eclettico dei due, mente libera che non riesce mai a star ferma, persa tra mille progetti musicali tra i quali 4E, Khan, Captain Comatose, Global Electronic Network, Radiowaves e via così. Nel 1993 vive a New York dove stringe amicizia con un altro creativo folgorato come Roger Cobernuss, conosciuto ai più con lo pseudonimo di Kerosene con il quale realizzerà 3 interessantissimi album sotto lo pseudonimo H.E.A.D. Sono anni durante i quali l’arte riesce ancora ad essere fonte di sostentamento per chi ha veramente qualcosa da dire, anni dov’era facile imbattersi in jam infinite nelle quali ad esser testate erano tutte le potenzialità delle macchine e delle droghe. Sessioni, è bene precisarlo, nelle quali c’erano idee concrete che vi si riversavano dentro, motivo principe per cui gran parte della storia della musica elettronica è scritta in quei dischi.
Quasi contemporaneamente, in Germania, suo fratello Cem (il vero vulcano della famiglia, basti pensare che parliamo di metà degli Air Liquide, di Jammin’ Untit, di Electronic Dub e decine di altre declinazioni) da vita insieme a Dr. Walker e a The Bionaut a quella che per chi scrive è una delle migliori label acid di sempre, ovvero la Blue.
Il primo album pubblicato dalla leggendaria label è firmato M.F.A., un super gruppo nel quale, oltre a Cem, militava anche un certo Wolfgang Voigt. Disco stampato in sole cento copie ed estremamente raro, che inaugurò lo stupendo viaggio di questa etichetta che riuscì nell’intento di coniugare il suono acido della bassline con l’estetica dub e la psichedelia. Furono diversi a dire il vero gli esperimenti in tal senso concepiti durante quegli anni, ma il materiale più solido e longevo rimane senza dubbio quello della label di Köln.
Vi abbiamo già parlato in passato di quell’Electronic Dub che rimane forse il gioiello più brillante del catalogo, ma questo EFS, firmato da Can e Cobernuss sotto lo pseudonimo di H.E.A.D. è un altro grandioso viaggio nelle pieghe della bassline.
Anche qui le sessioni sono molto lunghe e mentre Electronic Dub cedeva in maniera più marcata alle lusinghe delle vibrazioni roots, qui la componente psichedelica prende il sopravvento sotto forma di vorticanti giri di Roland TB-303 che vengono stesi con cura, seguendo delle dinamiche calme ed ipnotiche. Interessante l’uso delle batterie elettroniche, centellinate ed inserite nei punti giusti come leggeri rinforzi in odor di jazz.
La vera novità, in quel momento, era il fatto di avere su un disco dei grooves acidi privi del feroce 4/4 sprigionato dai “concorrenti” dell’epoca, ma qui gli intenti erano diversi, figli più di Shulgin che di Mike Ink, questi artisti proponevano una dottrina sonora che prese molto in prestito dalla Goa Trance per evolversi in un suono più concettuale e molto meno fisico. Gli elementi c’erano tutti, l’estetica acid, le movenze dub e l’ipnosi psichedelica. E’ forse questo il motivo per il quale ancora oggi, dopo oltre venti anni, l’album suona ancora coerente con un pensiero non confinato in una sterile moda passeggera. Un pensiero che inevitabilmente è lecito ricondurre ad altre esoteriche avventure di quei magici anni, soprattutto a quelle degli Orb e dei Future Sounds Of London, non in maniera specifica sui suoni ma bensì sull’approccio così aperto e privo di schemi.
La Blue, Can e Cem Oral e tutti gli altri nomi che hanno gravitato intorno ai progetti collaterali sviluppatisi intorno a loro, sono una magnifica porta d’accesso verso un mondo che se ne è fregato alla grande di proporre il desiderata del momento, qui l’arte viaggiava libera e veniva realizzata di getto, in sessioni infinite dentro studi zeppi di macchine, correndo dietro ad un idea, anzi forse ad un’ideale, perché ad infrangersi sugli scogli sono onde che hanno la potenza della libertà.