Age è una delle tante creature nate per mano di un visionario assoluto della musica elettronica come Thomas Peter Heckmann. Una delle figure chiave, in Europa, per l’evoluzione del suono techno. Nato e formatosi con le “solite”/solide radici, ovvero Detroit e quindi tutto il firmamento UR, e con le prime pioneristiche visioni di gruppi come 808 state o KLF, quindi tutta quella branchia di sonorità che hanno accolto in un infuocato cerchio la techno, l’house e l’acid.
Il grande merito di Heckmann è sicuramente quello di aver aggiunto un abbondante dose di misticismo ad una musica che poteva dirsi molto più fisica che mentale, raggiungendo in più casi un equilibrio perfetto tra ritmica e melodia.
Heckmann è il classico produttore degli anni ’90, uno per il quale sarebbe impensabile produrre musica senza uno studio, senza delle macchine, senza quella dimensione d’artista che purtroppo và molto velocemente scomparendo.
Tra le molteplici incarnazioni del quale è stato capace, Age è forse quella che è riuscita ad assorbire in sé la poliedricità dell’artista, ovvero un alias per mezzo del quale ha potuto riversare tutti i vari elementi analizzati in maniera più radicale con altri pseudonimi.
Ed “Isolation” è forse la creatura che può rappresentare a 360° le qualità di questo stupefacente artista.
Pubblicato dalla storica “Force Inc. Music Works”, rappresenterà la chiusura definitiva del progetto, che lo ha visto pubblicare un primo, meditativo album, per la Mille Plateaux dal titolo “The Orion Years”.
“Isolation” è un album techno di rara bellezza, scritto da chi di questa musica voleva far trasparire la forza evocativa e l’inebriante spinta del ritmo.
“In The Beginning”, traccia che dà il via alle danze è un ipnotico vortice di synth che molleggia dall’inizio alla fine in una proiezione circolare senza fine, seguita poi da una cruda marcia techno come “The Burning Building”, caratterizzata da una ritmica sostenuta, un groviglio di suoni fuori fuoco e dei torbidi inserimenti di bassline.
Come detto in precedenza, questo disco è un contenitore di stili, mai fermo su sé stesso, qualcosa che ad Heckmann mancava, ed infatti già in “Morphing Spaces”, terza traccia, subiamo un nuovo cambio di rotta, sempre di techno parliamo, ma in questo caso meno invasiva nelle sonorità.
Un album che segue e fotografa diversi periodi “storici” della techno, siamo nel 1998 ed etichette come la Chain Reaction hanno già versato il loro contributo alla causa studiando a fondo le derive del dub, mentre oltre oceano un certo Jeff Mills era ormai immerso nei loop della sua Axis records.
Di nuovo riferimenti, per poter capire il punto di partenza di alcune delle tracce contenute nel disco, come “Isolation”, che prende appunto esempio dalla lezione groovistica di Mills per spostarsi in territori ipno- trance di unica maestria.
La totalità dei suoni è rotonda, piena e ricca, fattore dovuto all’utilizzo esclusivo di synth e drum machine,
strumenti che trovano apice espressivo in tracce simbolo come “Motionless Behave” (forse in assoluto la più evocativa dell’album) o “Rememberance”, che suona come una session di Carl Craig su una spiaggia assolata.
Il disco compie or ora 10 anni di vita, senza perdere un solo grammo del suo fascino, cercando in rete si recuperano ancora diverse copie a buon prezzo, il consiglio, ovviamente è quello di far vostra una perla di tale portata.