Cose possibili nel 1994, quando ci si riuniva negli studi circondati da macchine, cavi, ettolitri di birra, qualche droga e tanta tanta fantasia.
Nasce così Electronic Dub, un jam album realizzato in prima battuta per la Blue, etichetta creata proprio dagli stessi Air Liquide, portavoce di musica indimenticabile.
Innanzitutto un idea di fondo, quella di un suono electro dalle coordinate acquatiche e multidimensionali, qualcosa che fosse Drexciya in Europa, e così ad essere selezionati, tutta una serie di suoni scivolosi e profondi, provenienti da quella macchina infernale che è la 303. L’apparato ritmico è stato conseguenza della scelta di suoni, una serie di costruzioni spezzate che pescavano da ogni sorta di strumento percussivo per rendere quanto mai dinamico l’intero album. Poi c’era Caspar Pound, non dimentichiamolo, uno che ha fatto dell’ambient una ragione di vita, ed è così che la cura del lato melodico del disco è tutta orientata a quelle atmosfere da grandi desolazioni intercettate per tutto quel magnifico decennio.
Ingredienti tutti scelti, misurati, calibrati. Non restava che suonare il tutto e vedere cosa ne usciva fuori.
Non stiamo certo parlando di un giovincello che apre il suo laptop e comincia a smanettare con Pro Tools, no.
Parliamo come sempre di musicisti autentici e devoti, gente immersa fino alla nausea, gente libera, soprattutto. Libera di far funzionare la propria mente, senza badare a dover realizzare qualcosa che possa rientrare nelle definizioni adatte a vendere qualche decina di brani su un qualsiasi web shop.
Ed è così che da quelle session fumanti, sono usciti fuori sei lunghissimi segmenti che ci offrono un incredibile viaggio nell’electro/dub più ispirata di sempre.
Ascoltare oggi Electronic dub è un piacere sempre vivo e forte, nulla di quella fantastica musica è andato in disuso, un disco perfetto per ascolti che vorresti interminabili, cullati dalle rilassanti linee di bassline e dai morbidi flussi dei vari synths chiamati in gioco. Un disco che è una linea di passaggio tra vari mondi, da quelli più soundtrack dove imperversano interminabili tappeti e suoni di chitarra dalle trame psichedeliche, a momenti dove il ritmo è soltanto un movimento ondulatorio che accompagna una musica piena di strumenti, suoni, idee.
Una delle tante storie da raccontare, tratte da quel lunghissimo arco temporale che sono gli anni ’90 che ogni giorno, tutt’ora, ci riserva segreti mai svelati che aspettano solo di esser scoperti.