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Aril Brikha Deeparture In Time – Revisited

  • Label / Art Of Vengeance
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 2011
  • Style / ,
  • Rating /
    8/101
Aril Brikha - Deeparture In Time - Revisited
“Deeparture In Time”, album di debutto di Aril Brikha, usciva esattamente dieci anni fa con il merito per Brikha di essere uno dei pochi artisti al di fuori di Detroit e della cerchia di Derrick May ad essere prodotti sulla sua Transmat.
Dieci anni dopo si chiude il cerchio dato che Brikha inaugura con questa ristampa la sua nuova etichetta Art Of Vengeance (dal titolo del primo ep pubblicato su Fragile contenente ‘Groove La Chord’).
E’ tempo ora di pubblicare l’album rimasterizzato, abbinato ad un secondo cd: il primo cd contenente l’album originale, il secondo cd contenente brani prodotti tra il 1995 e il 1999, molti dei quali inediti.

Techno evocativa, profonda e spirituale (come nella miglior tradizione di Detroit) quella composta dal produttore iraniano stabilitosi in tenera età in Svezia.
Suoni avvolgenti e futuristici creati con il solo ausilio di computer, tastiera e drum machine per creare quello che all’epoca venne definito come il miglior album di Detroit registrato fuori da Detroit. Un suono elettrizzante e misterioso, elegante e desolato, scarno ed essenziale, tipicamente statunitense, filtrato tuttavia attarverso l’estetica e la sensibilità europea.

Sono i suoni stilizzati di “Ottil” a dettare le coordinate e a costruire l’atmosfera attraverso un malinconico stato di torpore che prosegue nel buio di “Sweet Lullaby”, nelle zone nebulose di “Setting Sun”, nel lungo tunnel ambient-funk della title-track “Deeparture In Time”, fino alla chiusura affidata al potente e ipnotico electro-funk dal titolo poetico di “Read Only Memory”.
Discorso a parte merita “Groove La Chord”, un incrocio tra techno e house piuttosto inedito per il tempo, che Brikha aveva declassato a potenziale b side, salvo poi venir riabilitata e pubblicata da Derrick May che la inserì nell’ep “Art Of Vengeance” di cui si è detto.

Il secondo cd si apre con l’incalzante linea di basso di “Fuknit” e prosegue nelle profondità del più classico stile detroitiano con “Artoo”, infilando una serie di riusciti groove atmosferici (“City Slicker”), oscuri (“Electrocity”), evocativi (“Tuff”), liquidi (“Aqua”).
“Rising Sun” è l’altra faccia della medaglia rappresentata da “Setting Sun”: un viaggio interiore avvolgente e sublime, una mirabile visione aerea fatta di estasi e luccicanze che rappresenta, nello stesso tempo, essenza e solidità della techno: la desolata istantanea di un classico.

Se dieci anni non hanno intaccato minimamente lo smalto e la bellezza delle dieci tracce dell’album originale, lo stesso si può dire del materiale inedito (pur ascoltandolo ora, a distanza di tempo).
Un album classico, dotato di una brillantezza che illumina.

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