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Mysteries Of Science Mysteries Of Science

Mysteries Of Science – Mysteries Of Science
Non era difficile negli anni ’90 imbattersi in particolari personaggi che producevano musica senza sosta, liberando tonnellate di musica attraverso innumerevoli pseudonimi e supporti.
Proviamo a ricostruire la scena, non so di preciso con quale consequenzialità descrivere la cosa ma diciamo che c’era uno studio stracolmo di macchine, c’erano i negozi di dischi pieni di gente, c’era gente che comprava i dischi e c’era ancora un interesse verso la musica dato più dalla curiosità che dal passaparola mediatico.

Suppongo che fare musica fosse un piacere, lo è tutt’ora ma se in quel tempo avevi talento con tutta probabilità riuscivi a vendere anche dei dischi e di conseguenza a guadagnarti da vivere riuscendo talvolta a considerare il fatto stesso di produrre musica come un vero e proprio lavoro.

Poi esisteva il formato album inteso come qualcosa da avere, toccare, vivere ed ascoltare soprattutto.

Dominic Paul Woosey è uno di quei particolari personaggi, uno che senza far trapelare uno spillo della sua personalità è riuscito a presentarsi in maniera minuziosa e puntualissima attraverso la musica, dedicandosi ad essa in maniera totalitaria a partire dal 1990 fino al 1994, anno in cui si perdono le tracce di tutto quel che è stato e che rimarrà per sempre.

La sua incarnazione più nota rimane ad ora Neutron 9000 progetto creato insieme all’amico Aaron Greenwood con il quale hanno pubblicato numerosi singoli oltre a 3 album bellissimi tra i quali mi sento di consigliare senza ombra di dubbio “Lady Burning Sky” su Rising High.

Quello di cui mi voglio occupare ora invece è uno strano progetto di Woosey denominato Mysteries Of Science del quale è apparsa traccia la prima volta nel 1992 in un ep trance diviso a metà proprio con il suo amico Greenwood, ma che successivamente si è tramutato in un album nominato proprio Mysteries Of Science pubblicato nel 1994 nel solo formato CD.
Chi ha vissuto la musica ambient, ma anche la techno negli anni ’90 sa quanto questo formato sia stato determinante per la registrazione di brani che altrimenti su vinile avrebbero avuto costi ben diversi e differente metodo di fruizione, ma torniamo a noi, Mysteries Of Science và ad aggiungersi ad un fantastico catalogo che ha dettato legge quanto altri più noti, ed è un esperimento così brillante da irrorare ancora luce dopo circa 20 anni.
Un disco che ha avuto l’ardire di mischiare tra loro vecchie influenze cosmiche rintracciabili in quei lunghissimi fraseggi di sintetizzatori che fanno decollare la navicella verso l’ignoto, insieme a reminescenze tribali ed esotiche applicate soprattutto nei brani che affrontano il terzo e più spinoso tema, quello della techno.

Il lavoro decolla con tempi attualmente non ipotizza(ti)bili nelle dinamiche da album, con un lento avvio di sintetizzatori che man mano costruiscono un universo cosmico in odor di new age, un mood che trainerà l’intero percorso ospitando in vari step delle evoluzioni sonore sempre calibratissime, anche quando l’esplosione della cassa circoscriverà territori techno paradisiaci.
“River Of Black Ice” è fondamentale in questo senso, ma d’altronde in 29 minuti di brano ad accadere è veramente di tutto. Un periodo lungo quanto ricco di ogni sorta di visione: dalla techno estatica ricca di synth ai movimenti sotterranei delle tastiere sempre ligie nella stesura di pattern ambientali dagli spazi ampissimi.

Quel che differenzia in maniera sostanziale questo genere di produttori dalla gran parte di quelli attuali, oltre al lato tecnico risiede proprio nell’approccio stesso alla musica, vissuta un tempo come una condizione necessaria al benessere psicofisico e quindi ripagata da una totale devozione. Solo questo ha potuto determinare la riuscita di un album di questa portata che evidenzia in maniera definitiva un divario di idee ormai incolmabile tra la vecchia e la nuova generazione, se non altro perché la visione stessa delle strutture era un tempo lasciata libera da ogni barriera e pronta ad ospitare influenze varie senza alcun filtro.
Se oggi da un lato abbiamo raffinato le tecniche produttive dall’altro è innegabile constatare quanto molti strati musicali siano andati smaltiti a favore di dinamiche più precise e rispondenti a disegni a volte troppo personalizzati.

Tornate ad ascoltare questi lavori, fatene tesoro e cercate di abbandonarvi ad una musica che con coraggio si lasciava influenzare dal mondo che ci circonda, senza costrizioni di genere e soprattutto con una consapevolezza di far bene data dalla libertà delle menti che ne lanciavano i segnali.
C’è bisogno di aprire di nuovo le menti e di tornare a sognare, e per fare questo non possiamo evitare di ripercorrere il passato.