New York
Chicago
Detroit
Den Haag
Greatest Pills /

Om Instant Enlightenment

  • Label / C & S Records
  • Catalog / CS8513
  • Format / CD
  • Released / 1993
  • Style / ,
  • Rating /
    10/101
Om ‎– Instant Enlightenment

Probabilmente lo vollero gli Dei. Non riusciremmo infatti a spiegare quale strana alchimia li condusse in studio insieme. Tetsu Inoue e Dennis Ferrer, il primo un’autentica divinità ambient nata in Giappone per poi trasferirsi a New York a tingere i cieli di sinuose atmosfere d’ascolto sulle più importanti labels del genere, con un ritmo di lavoro imbarazzante che ha dato vita ad una discografia ormai sconfinata. Il secondo un ribelle newyorkese battezzato dalla 303 e poi elevatosi ai templi dell’house diventandone un’ambasciatore rispettatissimo nel pianeta.

Non faranno più nulla insieme, altro mistero che al momento non trova risposta.

Ma nella nostra storia è il 1993, immaginatela, New York, vede uno scintillio di House e Garage, a parer di molti la più bella di sempre. Tony Humpries e Junior Vasquez sulla cresta, Frankie Knuckles che trasferitosi da Chicago fa stragi ed è uno dei nomi più in voga, Francois Kevorkian, Benji Candelario, il leggendario Twilo, i MAW. Tutto si contrapponeva ad una frangia radicare dedita all’acid ed ai breaks, autentici techno rebels come Damon Wild e Frankie Bones che portavano avanti una visione ruvida e tagliente della dance, in netta contrapposizione al velluto che veniva steso nella stragrande maggioranza delle piste da ballo.

Doveva essere un clima assai fertile, forse così eccitante da meritare un suono che prendesse le distanze da tutto, qualcosa che doveva riguardare più visceralmente la psiche, liberando vibrazioni pronte a far levitare i corpi, mentre le menti si liberavano in viaggio senza badare ad alcuna restrizione territoriale.

Venne scelto uno pseudonimo importante: Om, il più sacro mantra induista, qualcosa che già di per sé fa storcere il naso e rischia di farti catalogare come un saccente e poco più, ma, ripeto, non siamo nel 2011, non c’era nessun dannato smanettone davanti ad un pc, non c’erano i vst, e forse non esisteva neanche la saccenza in questo mondo.
Entrarono in studio, e con supposta certezza tendo ad immaginare che non ne uscirono tanto presto, presero ad eccendere le macchine, le fecero scaldare per bene, probabilmente in tutto questo trovano parte anche le droghe, non sarebbe la prima volta, che Dio le benedica.

“Deep Trance Ambient Experience” ponevano tra parentesi, accanto a quel titolo che di suo già spianava ampiamente la strada all’immaginazione. Illuminazione istantanea, tutto questo poteva soltanto esser frutto del caso, di un’incontro fulminante tra due artisti che desideravano astrarsi da quella che era al momento “la scena”, focalizzandosi su qualcosa che non avevano mai osato scrivere, una sorta di testo proibito dove incisero tutto quanto in quel momento una città come New York non osava neanche immaginare.

Aprirono i lunghi pads di “Seed Of Sound”, argomentando con brillanti guizzi sonori che pian piano andavano ad addensare l’aria fino all’esplosione in pura trance visione divisa tra bassline e 707.
Poi si aprì una porta verso un altro mondo, le basslines presero angeliche forme, le tastiere suonavano orgiastiche, i synth lasciavano cadere lunghi tappeti intessuti con paziente piglio ingegneristico. Il paradiso era finalmente a portata d’uomo.

In undici brani senza alcun difetto descrissero un mondo che non aveva riferimenti terreni, andando in trance, arrivando oltre la trance. Uno strano ibrido dove l’inclinazione squisitamente ambientale di Inoue fece l’amore con l’incalzante propensione ritmica di Ferrer.
Era un tempo in cui anche queste storie avevano ad esistere, dando luogo a musica che ha il dono dell’immortalità.