Dave Angel nasce David Angelico Nicholas Gooden il 13 maggio del ’66 a Chelsea (Londra), in una famiglia di musicisti. Viene educato sin da subito al culto di divinità come Miles Davis e Charlie Parker, poi introdotto al soul ed al funk. Voi cos’avete ascoltato da bambini?
Una delle prime cose in musica che fa è prendere una tastiera di un suo amico per rieditare Sweet Dreams degli Eurythmics, i quali vengono a sapere del plagio e cercano inizialmente di boicottare la pubblicazione di questo edit. Succede poi che Dave Stewart si innamora del mix e convince Annie Lennox a benedire il prodigio permettendo quindi la pubblicazione del 12, che tempo di farsi ascoltare un po’ in inghilterra e dintorni diventa un grande caso di successo. Siamo nel 1990 e David ventiquattrenne mostra già piena comprensione della libertà compositiva tipica delle teste calde di Detroit.
R&S non sta certo a dormire e mette il nostro subito sotto contratto per una serie di dodici pollici techno che contribuiranno a far spargere inchiostro nel grande libro della musica.
Il suo suono è già maturo, provate a riascoltare quei vecchi brani per rendervi conto di quanto affermo. La sua è techno raffinata, di classe, un next level rispetto a quello che stava girando in Europa. Gli ascolti giovanili si fanno sentire tutti, c’è proprio nella sua musica quel modo di progettare grandi suonate tipico del jazz, con arrangiamenti sublimi, melodie che ti entrano nelle viscere ed il ritmo, un ritmo che ti rapisce e ti guida all’interno dei suoi pensieri.
Un Angelo.
Arriviamo al 1995, quando la Blunted, sublabel della mastodontica Island lo chiama alle armi chiedendogli quello che molti aspettano con ansia, un album di debutto. David, che nel frattempo è diventato in tutto e per tutto Dave Angel accetta e, benedetto da Dio da vita ad uno dei dischi techno più belli di sempre: Tales Of The Unexpected.
Ci sono tanti modi per affrontare un disco techno, gran parte dei giudizi possono esser avanzati basandosi sulle aspettative, ognuno cerca in un disco qualcosa di diverso ed in parte credo sia giusto così, altrettanto chiaramente penso che chi conosce a fondo la techno, chi si è impersonato in essa ha ben chiaro quanto possa esser inutile fissare dei preconcetti su una corrente per sua natura nata libera e rivolta con lo sguardo al futuro.
Ecco, ascoltare Tales Of The Unexpected significa esser disposti ad accettare di tutto, a lasciarvi stupire, a credere in qualcosa di nuovo e diverso, o, se disgraziatamente ascolterete ora, per la prima volta questo disco, a rimanere allibiti dalla sconfinata potenza ed espressività che la techno può emanare.
Dave Angel mette a fuoco in maniera definitiva l’incontro tra gli stati uniti e l’Europa, consacrando con il suo suono bagnato dalle acque sacre l’annullamento di tutte le barriere, in un flusso unico di colori e magie che partendo dal jazz e dal funk vengono inondati dalla potenza inaudita della techno, mostrandosi sotto forma di dieci sogni di una bellezza paradisiaca che sventagliano soluzioni ritmico/melodiche sensazionali.
C’è un forte utilizzo di strumenti, da tastiere a chitarre a percussioni di varia natura, insieme a quei sintetizzatori angelici che hanno caratterizzato tutti gli anni novanta techno, un setup se volete in linea con quelli che erano gli standard del periodo, qui infatti a vincere è l’idea, sono i sentimenti, è la preparazione di un uomo cresciuto con basi solidissime. Soprattutto di un genio in grado di fornire un interpretazione innovativa del jazz e della techno fondendole in un legame che i secoli non avranno modo di scalfire.