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E.P.178 Evasion Room Live

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Evasion Room Live

Questa settimana sono ospiti della nostra sezione Podcast i ragazzi della Evasion Room Records, giovane label italiana che ha cominciato a muoversi nel digitale per poi approdare al vinile con il debutto targato Emanuele Pertoldi e Riccardo D’agostini che sono poi i label owner di Evasion Room.

Per electronique.it assemblano una session ad otto mani insieme a Daniele Iannacone ed Andrea Peluso, dove mettono in risalto la componente analogica della loro musica in un take techno/acid dalla grande potenza espressiva.
Buon ascolto!

Per iniziare puoi dirci in che modo ti sei avvicinato alla produzione musicale ed all’arte del djing?

R: le radici della mia passione risalgono molto probabilmente agli studi di pianoforte che, dopo alcuni anni, ho dovuto lasciare. Fortunatamente ho fatto in tempo ad assimilare molto, infatti i miei primi esperimenti di produzione furono molto melodici. Mi avvicinai così alla Progressive (quella degli anni ’90), non trascurando mai altri generi che sentivo e sento tutt’ora. Contemporaneamente ho iniziato a sperimentare con giradischi e CDJ.
Poi, sinceramente, non saprei cos’è che mi ha fatto fare il primo passo verso la techno, forse l’avvicinarmi all’hardware analogico, ma sono contentissimo di averlo fatto!

E: Ho iniziato ad avvicinarmi alla produzione musicale per gioco. Quando avevo 11 anni i miei genitori mi regalarono una playstation 1 ma io non ero un gran fan dei videogiochi. Ho trovato casualmente Music 2000 (un gioco che permetteva di assemblare loop) ed ho iniziato a comporre le prime cose. Con l’arrivo del primo computer, l’anno dopo installai Ejay ed Atomix, due software trovati nei cereali.
Con Ejay iniziai a fare i primi brani techno con loop e con Atomix mi sono avvicinato all’arte del djing. Così circa due anni dopo mi regalarono primo il primo paio di giradischi Gemini. Ho continuato a produrre, evolvendo e cambiando software diverse volte. Inizialmente ero orientato verso la techno europea, poi ho sviato per l’house ritornando poi alla techno. Ho pubblicato le prime cose a 17 anni ma ora non si trovano nemmeno più su beatport (per fortuna!). Ho iniziato a fare le cose seriamente costruendomi lo studio solo due anni fa.

Come definiresti/descriveresti la musica che ami proporre?

R: mi piace descriverla come un viaggio nel tempo. Immagina che un produttore techno dei primi anni ’90, venga catapultato di colpo nel 2012. Le sue ispirazioni e il suo stile rimarrebbero in gran parte ancorate a due decenni prima, ma verrebbe contaminato dalle notevoli possibilità in più offerte dall’avanzare della tecnologia. Ecco, quello sono io! I suoni mi piacciono analogici, le atmosfere calde, ma non disdegno l’uso del PC. Per quanto riguarda i Dj set, ormai è da anni che non mi cimento in pubblico. Purtroppo, l’ambiente è molto ostico dalle nostre parti nei confronti della musica techno. L’esperienza live sta colmando questa mia necessità di esprimermi.

E: Mi sto rendendo sempre più conto che sono molto eclettico, non riesco a focalizzarmi su uno stile ben preciso perché mi piacciono diverse cose e le influenze arrivano da svariati generi. Sto ancora cercando il mio “sound” che mi distingua dalla massa e credo sia la cosa più difficile per un produttore.
Per quanto riguarda i dischi che suono nei dj set posso dire che sono ancora molto influenzato dalla old school di Detroit e dalla scena berlinese post muro. Pur essendo giovane, mi sento più affine a quel periodo sia per la musica che veniva proposta, sia per come veniva prodotta.
C’era molta meno concorrenza e più genuinità.
Per quanto riguarda scene più attuali seguo molto quella svedese ed olandese, ma anche in Italia ci sono davvero dei talenti nuovi, pochi ma buoni. I miei set possono essere tanto energici quanto mentali. In base all’umore indirettamente seleziono i dischi che rispecchiano di più il mio stato d’animo durante i dj set. Inoltre dopo 8 anni di dj set senza grandi soddisfazioni (dovute alla povera scena techno nei miei dintorni) devo aggiungere che riesco ad esprimermi meglio attraverso i live set con hardware. E’ una cosa completamente diversa, più similare ad una jam tra artisti jazz, solo che cambia il genere ed il modo di suonare.

Potresti descriverci il tuo setup in studio? Con cosa produci musica attualmente?

R: il cuore del mio studio è senz’altro la MPC-1000. Si adatta sia allo studio che al live. Mi fa da sequencer, da drum machine e da campionatore. Ho un paio di synth Roland (il più vecchio ha 33 anni), un Dave Smith Instruments (potente e versatile), un Korg (suono anni ’90) e uno DIY. Gli effetti non mancano, pedalini da chitarra per lo più, insieme a un compressore stereo. Tutto finisce nel mixer Yamaha. Infine registro sul PC con Ableton tramite scheda MOTU.

E: Il mio step non è molto stabile al momento, è un continuo vendi/compra alla ricerca degli strumenti in cui mi identifico. Tra i miei synth preferiti c’è il Roland JX8P, suonando un semplice accordo su di esso si evocano in me emozioni uniche che si tramutano poi in ispirazione. Con esso inoltre mi resi conto di amare il suono Roland, infatti i sintetizzatori che uso provengono principalmente da questa marca.
Adoro ovviamente le classiche drum machine della stessa casa ma credo che la techno sia satura di 909 usata in modo scontato ed abbia sempre bisogno di qualcosa di nuovo, per questo ho optato per una Elektron, che è diventata il fulcro dei live set. Cerco quindi di apprendere dai classici e di reinterpretarli a modo mio con la speranza di creare qualcosa di innovativo e non banale. C’è da dire inoltre che evitare le possibilità che offre il digitale sarebbe da stupidi.

Il mio setup attuale infatti è un 50 e 50. L’arrangiamento finale, alcuni effetti ed il mix vengono realizzati in Ableton Live, con l’aiuto di pedalini e compressore hardware, mentre i suoni sono gran parte analogici e vengono registrati tramite una scheda RME.

Dove hai registrato il podcast? E cosa puoi dirci in merito?

E e R: Il podcast l’abbiamo registrato nell’Evasione Room Studio (lo studio di Emanuele) usando solo hardware, improvvisando tutto, dalle sequenze ai suoni. Colui che da il tempo è Andrea Peluso, l’addetto alla parte ritmica assieme alla sua Elektron ed alla Miami (808), Daniele Iannacone si occupa delle linee acide con la sua fedele xoxbox (303), noi invece creiamo gli accordi, i pad e le texture con i nostri cari synth.

Su cosa stai lavorando al momento?

Stiamo entrambi lavorando molto per Evasion Room Records, la nostra etichetta. E’ un lavoro bellissimo che ci da moltissime soddisfazioni e stiamo preparando davvero dei bei progetti per i prossimi mesi!
E’ un onore lavorare con artisti così talentuosi. Il nostro scopo principale, comunque, è sempre quello di mantenere una forte personalità che ci distingua sul mercato. Stiamo continuando, inoltre, la collaborazione tra noi due, che a quanto pare porta i suoi frutti. Infine, il progetto live è anche molto importante.
Ogni settimana ci troviamo e lavoriamo sodo per perfezionare la tecnica e l’affiatamento! L’obiettivo qui è uscire nel minor tempo possibile davanti al pubblico, insieme ai nostri amici e colleghi Andrea e Daniele.

R: contemporaneamente, lavoro a miei progetti personali. Primo fra tutti è il mio primo EP in assoluto, che verrà pubblicato su vinile in breve sotto un alias, come terza uscita di Evasion Room Records. Sono anche in cantiere un paio di collaborazioni che promettono bene (una fra tutte, quella con il maltese N.d) e gli onnipresenti remix. Ho anche numerose tracce che aspettano di essere completate, frutto di ispirazioni improvvise. Vedrò cosa farne…

E: Ho ultimato il secondo vinile per Evasion Room Records che uscirà a breve con un remix di Iori. Poi al momento sto finendo il mio primo album, sto concludendo un ep che uscirà su una label londinese con remix di The Parallel in vinile, sto lavorando a diverse collaborazioni con artisti in cui credo molto (italiani e non) e ad un remix per Fabio Scalabroni. Poi ho alcune tracce finite che sto cercando di far uscire. Inoltre continuo quotidianamente la mia ricerca sonora, cercando di trovare la mia personalità musicale.

Chi o cosa è la tua maggiore ispirazione?

R: la mia maggiore ispirazione è senza dubbio pensare al futuro. Immaginare che un domani potrei vivere di musica mi riempie di energie ed è la mia principale motivazione! Subito dopo ci sono le persone a me più vicine, che ogni giorno mi fanno vedere quanto credono in me.

E: per me l’ispirazione è volatile, va e viene costantemente e difficilmente ce l’ho quando sono in studio, però la motivazione, la passione ed alcune persone e cose riescono a stimolarla. Il live che faccio assieme a Riccardo, Daniele ed Andrea è sempre una gran fonte d’ispirazione. A volte escono cose incredibili che stimolano molto la mia creatività. Altra cosa che mi da molta ispirazione sono i viaggi e lo scoprire nuove culture. Poi le persone che mi circondano e che hanno una forte passione per la musica. Ed infine anche gli strumenti, i synth, le drum machine…

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