De-Monique è l’ospite del nuovo podcast di electronique.it La Dj capitolina vanta una carriera costruita attraversando trasversalmente il suono, partendo da reminiscenze dub fino ad arrivare alla techno più lineare ed ipnotica. Da “Hot For Tandoori” a “Female Cut” (entrambe belle realtà del suolo romano) ad oggi, De Monique mantiene un profilo musicale estremamente coerente e ricercato, con una linea evolutiva che racconta molto di lei.
Buon ascolto!
Per iniziare puoi dirci in che modo ti sei avvicinata alla produzione musicale e
all’arte del djing?
Sono una divoratrice di musica da sempre. Poi a un certo punto della vita ho incontrato delle persone che mi hanno “indirizzata” sulla strada che ho finito per seguire. Primo fra tutti, un fidanzato dj – al quale forse i miei occhi e le mie orecchie, inconsapevolmente, hanno rubato qualcosa – che durante una serata tra amici mi sfidò letteralmente a mettere due dischi a tempo.
La “magia” mi riuscì, eccome. Non dimenticherò mai la sua espressione e quella frase, “Complimenti, hai stoffa”, pronunciata con un pizzico di stizza. Così come non dimenticherò mai le parole di incoraggiamento del direttore artistico degli Ex-Magazzini, che volle fortemente coinvolgermi come resident dei primi aperitivi romani. Era la seconda metà degli anni Novanta… È iniziato tutto da lì. Poi sono arrivati gli eventi targati Hot4Tandoori e Female Cut, che ho ideato e a cui ho partecipato come dj resident, e una lunga serie di collaborazioni da freelance con progetti italiani ed europei che mi tiene in eterno movimento.
Quali territori musicali hanno influenzato la tua crescita personale e artistica?
Credo di aver sempre navigato in un oceano sconfinato di musica. Sono davvero pochi i generi musicali che non ho seguito e che non sono stati parte del mio percorso artistico e personale. Ho amato tanto il rock, il punk e la new wave quanto il reggae, l’afrobeat e la world music… Ma soprattutto mi ha ipnotizzato e fatto capitolare quella strana roba che usciva da campionatori, synth, drum machine e sequencer di quei personaggi ancora più strani come Kraftwerk, Tangerine Dream, Brian Eno o Sakamoto!
Come definiresti/descriveresti la musica che ami proporre?
Un viaggio. Mi piace lasciare a chi ascolta la libertà di definire il tipo di viaggio e se intraprenderlo insieme a me.
Dove hai registrato il podcast? E cosa puoi dirci in merito?
Nello studio del dj-producer e sound engineer Neel. Per Electronique volevo preparare qualcosa che, a livello di suono, avesse una qualità eccellente e che allo stesso tempo riuscisse a trasmettere il senso del mio viaggio.
Che è molto lungo e poco convenzionale, quindi non volendo trascurare nessuna tappa, mi sono presentata con due valigie di dischi!
Ero decisa a farci entrare tutto: ambient, deep house, floating techno, techno e anche le tracce degli amici artisti che stimo: Dino Sabatini, Donato Dozzy, Dasha Rush, Voices From The Lake, Brando Lupi, Rossella, Marco Erroi, Rabih Beaini… Alla fine, come sempre accade, la necessità di fare delle scelte porta a sacrificare qualche pezzo. Con mio grande rammarico. Ora però sapete che possiamo fare presto un altro podcast: il “De-Monique plays her friends”! Scherzi a parte, Neel è stato davvero paziente!
Chi o cosa è la tua maggiore ispirazione?
La mia immaginazione, il mio “sentire”… Non vorrei sembrare presuntuosa, ma non ho mai comprato o messo un disco semplicemente perché realizzato da quell’artista famoso o perché è un “riempipista”. Pensa che in valigia ho più dischi di Donato Dozzy che di Jeff Mills e questo non perché Donato è un mio amico o perché Jeff Mills non sia un ottimo artista!
Ogni traccia deve comunicarmi qualcosa, deve stimolare la mia immaginazione evocando uno scenario, raccontandomi una storia. Deve scatenare la forte emozionalità che cova nascosta dentro di me…
Ora una domanda che è un po’ il rito di chiusura, qual è il disco che hai ascoltato più volte nella tua vita? Voglio un solo nome, quello che semplicemente è finito più volte nel tuo lettore e perché.
Intendevi sul giradischi!?! Io non ho un lettore, la musica la ascolto ancora con il giradischi. Sono irrimediabilmente old school in questo! Wish You Were Here dei Pink Floyd. Quel disco mi ha scaraventata per sempre nella psichedelia pura. Un altro viaggio dal quale, temo, non farò più ritorno!
Tracklist:
01. DEFEKT – GRANULAR SHIFT
02. BATU – SPOKED
03. MARCOS CABRAL – HAITIAN PRIEST
04. DRUMCELL & MATERIAL OBJECT – STRUMPET (Brendon Moeller Echologist Trick)
05. XHIN – BLINDING TRUTH
06. TITONTON – Provocative (Maarten Mittendorff & Jasper Wolff re-construct)
07. NHB / PASCAL NUZZO – ELITES
08. SYNTHEK /AUDIOLOUIS – MEDDLE
09. JACK MURPHY – REFERENCE 4 (TRACK 1)
10. BLIND OBSERVATORY – AND THE FLYING SAUCER
11. PEARL – ORDER DECAY I
12. SPEAR – COGNITIVE DISSONANCE Miki Craven RMX
13. DEEPBASS – INFORMA EXPERIMENTS