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Single Reviews /

Odeon Selva

  • Label / Edizioni Mondo
  • Catalog / MND 004
  • Format / Vinyl
  • Released / 03/2014
  • Style / ,
  • Rating /
    9/101
Odeon Selva

Procede a vele spiegate il cammino della Edizioni Mondo, progetto musicale dove la qualità della produzione dei singoli brani è il peso specifico dell’idea che ha mosso queste prime quattro release, che, a tutto tondo, hanno sondato l’universo soundtrack in downtempo mostrandoci perle di assoluta bellezza come l’esordio di L.U.C.A. con Precipizio o il fantastico disco di Rotla intitolato Laguna. Un filo sotto tono la terza release a parer di chi scrive, ma più per un fattore di gusto che di qualità. La verità è che sarebbe bene collezionare l’intero catalogo perché di musica intensa ed evocativa stiamo parlando.

Arriva in questi giorni il quarto episodio firmato ancora una volta da un’entità sconosciuta, gli Odeon.

“Odeon è una batteria di artisti che nasce nel 2009 nella sala prove di Vicolo del Bologna a Trastevere, dove prendono vita vari progetti che passano dalle musiche ed il sound design per cortometraggi, film e documentari, a colonne sonore e pezzi in cui sono presenti chitarre eteree ed epiche, synth quali Moog, Micron, Bit 99, Rodhes, Piano, etc…Psichedelie sperimentali ispirate a gruppi appartenenti alla scena rock anni ’70 come i Goblin ed i Pink Floyd, ed influenze di alcuni compositori italiani quali Badalamenti, Morricone, Cipriani, Frizzi e De Angelis.”

OdeonEd il primo solco, Anxur, è illuminante per aver palesati i riferimenti che gli stessi artisti ci tengono a citare. Nei dodici minuti del brano assistiamo a diverse mutazioni che trovano avvio nelle registrazioni di un temporale subito sovrastate da una serie di arpeggi sintetici che convergono poi nel suono della chitarra ed in alcune tastiere intonate intorno ad un suono che ricorda i film dell’orrore. Echi di vocoder appena accennati ed una grande melodia che danza leggiadra mentre il temporale non cessa di manifestarsi e dove il ritmo entra in scena a fasi alterne con batterie elettroniche semplici e mai troppo invasive.

“Il primo lato è una fusione di vari generi che formano una sensazione particolare ed intima, nato da registrazioni in studio insieme ad altre casalinghe. Abbiamo utilizzato strumenti reali come chitarre acustiche ed elettriche, synth, percussioni, suoni di porte e finestre mischiandoli con parti più elettroniche. Le atmosfere che abbiamo voluto comunicare con Anxur cercano di guidare l’ascoltatore nel viaggio autunnale in quei luoghi che caratterizzano il Parco Nazionale del Circeo.”

South Bay ci accoglie sulla b-side in un mood ancestrale, i toni si fanno più cupi ed in quel chiaroscuro gli Odeon riescono a scrivere una di quelle istantanee melodiche che puoi leggere benissimo alla voce romanticismo. Ci sono i sentori di alcune colonne sonore di fine ’60, c’è tutto un divagare di synth che lasciano intendere un inafferrabile astrattismo spaziale, come se alcuni sci-fi movie fossero entrati in contatto con più concrete e realistiche pellicole d’amore dell’Italia del dopo guerra. In soli quattro minuti trova espressione tutto quel visionario approccio che sembra esser alla base di questa musica.

Maga Circe è il ricordo di un’estate, sono immagini sbiadite dei giocolieri di un circo, è il momento dei saluti, quelli fatti di fronte ad un inverno che rappresenta il lasso temporale che ci divide da quei tramonti che torneranno soltanto l’anno successivo. Le vacanze in famiglia, tradizione ed emozione.

“Suoni veri ed antichi che si miscelano con canti di civette e chitarre “chorusate” come nella migliore tradizione wave anni ’80. È  un volo che parte lento per decollare verso un luogo in cui le chitarre acustiche si mischiano ai suoni del Moog ed alle atmosfere che richiamano le sonorità di Sakamoto, degli Art of Noise e di Castelvania 4 per Supernintendo.”

Una chitarra fa scivolare i suoi accordi tra le onde, un basso cadenza leggiadro il tempo, un charleston a tenerlo alto quel tempo, in attesa di un finale che accende tutti i ricettori emozionali lasciando trasalire quella malinconia che non dovrebbe mai mancare in una vita.