Non ne ha mai sbagliata una, e questo è un dato di fatto. Da quando con lo pseudonimo Pixel Music faceva girare una label digitale come la Radiance Records, accortissima piattaforma che ci ha regalato momenti musicali di grandissimo pregio, fino a quando ha dato vita al progetto Hazylujah.
Massimiliano Vianello è un talento di casa nostra al quale dovremmo dedicare tutti maggiore attenzione.
Ha esordito con una bomba come Too Many Ghosts, messa subito sotto contratto dalla Delsin, non proprio gli ultimi arrivati, per poi regalarci un grandissimo momento house su Meda Fury con l’Ep How Can You Hide From What Never Goes Away?.
Torna oggi, a distanza di quattro anni, sulla label olandese con due brani che chiude dentro questo Ep intitolato Knife Silhouette e torna a galla con tutto quell’armamentario techno-funk che nelle sue mani diventa marchio inconfondibile e riconoscibile, soprattutto in quella caratteristica che è data dal rischio, la musica di Hazylujah oggi è quel passo oltre la stanca consuetudine che ha racchiuso il genere dentro dei canoni. Una delle cose peggiori che poteva capitare alla techno. Bene, con i suoi grooves il produttore prova a spingersi oltre, piede sull’acceleratore e magma incandescente nei synth. Ne viene fuori un affresco techno che profuma di altri tempi e soprattutto di ben altri rischi, nulla rientra nell’imposto ordine delle cose, ed è proprio in questo “suonare diverso” che prendono forma dei brani che stupiscono per il loro tiro ritmico micidiale e per quel modo unico di creare melodie in accordi concisi e convulsi.
Ma riepiloghiamo, nel 2011 entrava di tergo con gli arpeggi acidi di Hazylutrax e virava poi ipnotico in un maglio oscuro come Too Many Ghosts, andando poi in territori abstract con Dream Logic, per chiudere in armonia deep house con Mindy Wired. Su Meda Fury cambia completamente registro immergendosi in un’estetica mediterranea che farà salire a galla vapori house raffinati e prelibatezze tropicali che trovano il momento più alto nell’elegantissima Acqua Amara.
Knife Silhouette torna alle basi groovistiche con un synth acido che sembra contorcersi su se stesso mentre il basso graffia lasciando ampie ferite aperte. Sirene tutto intorno o licantropi ululati, il tutto su un tiro ritmico che trasuda lacrime funk.
Inform To Resist va letto alla voce UR dove ad entrare in gioco è il messaggio politico/sociale e dove è il senso stesso della sua espressione musicale a suggerire che il momento è quello di reagire, non non rimanere inermi, a partire dalla musica fino ad arrivare alla vita vissuta/subita.
Ecco come parla la techno quando alle spalle c’è l’esigenza di dire qualcosa e non un approccio sistematico ed operaio che mira solo a chiudere dei brani che possano rispettare alcuni silenti e calcolati stilemi che stanno rendendo questo mondo stagnante.