Produttore texano le cui generalità risultano ancora ignote, Submersible Machines è un piccolo segreto della scena electro. In cinque anni, dal 2010 ad oggi ha pubblicato soltanto tre Ep (compreso questo di cui vi stiamo parlando), diventando un piccolo culto tra gli amanti delle sonorità electro più futuristiche. Anche se può suonar strano dal texas sono arrivate negli anni le più belle melodie in ambito elettronico, basti pensare che nel “gruppo” di produttori troviamo artisti come ERP/Convextion, $tinkworx, Phrenic (entrambi questi ultimi dietro la storia della Down Low Music) e Submersible Machines appunto. Non nascondiamo che qualche sospetto circa l’identità di questo oscuro produttore possa esserci, ma quel che conta alla fine è sempre la musica. L’omonimo debutto per la irlandese Lunar Disko fu un disco memorabile, uno di quei gioielli techno/electro bagnati dalla grazia divina, suoni ed atmosfere che per eleganza e comunicatività viaggiano in un livello distinto, ricordando i Drexciya e suonando come perfette colonne sonore sottomarine.
Seguono tre anni di silenzio che portano alla pubblicazione del secondo Ep per la Lunar Disko, intitolato Isobaths, ancora un centro, un disco deep, forse più dance rispetto al primo, ma di nuovo carico di quella calda malinconia melodica che lascia intravedere uno spiraglio di futuro. La sua è musica che prima di tutto tende ad emozionare, è insito proprio nella sua scrittura, melodie ampie, suoni dolci, stringhe e battiti che vanno alla ricerca di quelle indefi(nibili)nite sensazioni che come in uno stato di trance ci fanno immaginare in qualche modo una forma di futuro.
Per il terzo capitolo il nostro si sposta in Olanda, tra le fila della interessantissima Photic Fields, piccola label indipendente che sta pubblicando avventurosi capitoli dance tra house, techno ed electro.
Come al solito l’aspettativa è del tutto appagata, perché dalla mente di questo oscuro produttore escono di nuovo cinque gemme melodiche che creano un ponte sospeso tra i generi. Sicuramente la matrice rimane l’electro, quanto è altrettanto vero che per alcune dinamiche (soprattutto in riferimento alla programmazione ritmica) ci troviamo in quel territorio di confine tra techno ed house difficilmente catalogabile. Ma quel che emerge in maniera decisa è ancora quell’approccio quasi letterario alla composizione melodica. SM è un narratore di squisito gusto, affila i pads tagliandoli in quelle traiettorie angeliche che rimandano a certa deep house di vecchia scuola ed è altrettanto capace di ragionamenti scientifici in quei drappi sintetici che come polvere di stelle impreziosiscono le composizioni.
Aspettatevi cinque affreschi deep persi nelle melodie più belle che possiate immaginare, collezionate questa musica e tenetela stretta, perché ha il dono di non scadere mai.