Non sono ancora chiare le intenzioni della Acting Press, label curata dall’asettica Berlino ma con forti radici nella rigogliosa Vancouver, recentemente sotto i riflettori delle nostre pagine con le releases di Mood Hut e Future Times.
Due mondi, quello canadese e tedesco, smaccatamente opposti per natura: climatica innanzitutto, sociale e storica poi; un pò come la prima release (”Geo Fi”) a nome CC Not, che inseriva un electro etereo ed elegante di pura scuola Artificial Intelligence al fianco di bangers corrosivi di chiaro rimando Basic Channel. Non che fosse originale o scontato, ma lo faceva con una buona dose di classe, mantenendo costante una distinta linea estetica ed una velata distanza da labels o micro-trends odierni.
Cosa che viene all’incirca mantenuta anche con questo Stations Of The Elevated, debutto del sommo honcho PLO Man, già protagonista di uno dei migliori programmi radiofonici di Berlin Community Radio, dove si destreggia settimanalmente tra classici funk, perle acide e rapping australiano (si, seriamente, ed è pure roba figa: cercatevi gli Zanzibar Chanel per dire, partner in crime del barbuto PLO).
Stations Of The Elevated, dicevamo: non so dirvi se il titolo faccia o meno riferimento ad un documentario sulla scena graffiti della NYC anni ’70 che circola anche sul tubo, ma se non altro sono pronto a scommettere che almeno un campionamento potrebbe venire proprio da li. Magari l’ambience di “Rare Plastic”, in apertura, che è il contrario esatto di tutto quello che non solo Berlino ma mezza scena underground mondiale aveva scordato di fare negli ultimi 5 anni (faccio un sola eccezione per la Sex Tags e la sua posse di illuminati), ovvero regalarci delle melodie tanto cheesy da sembrare quasi spettrali e androgine, miscelate ad un pattern jungle tanto elementare da incutere stupore.
“Nearly Invisible” passa invece al setaccio le migliori intuizioni del precedente “Geo Fi” di CC Not giocando su praterie digitali, oblique e scivolose, tra hi-hat in salire e tribalismi che possiamo collocare vicino alle recenti scorribande dei “cugini” Aquarian Foundation ed un ambient sempre più (new) new age.
Sul lato B “Type Damascus” rafforza magistralmente quanto detto dalle due precedenti tracce: riprendendo ed allungando il tema di “Rare Plastic” per oltre 13 minuti, rendendolo acido e più sostenuto, evitando però di cedere anche per un solo secondo alla tentazione di inserire un beat di troppo, o il tipico lo-fi che avrebbe preteso di dare più mordente per la pista; quello che abbiamo è invece un brano di massiccia maestria elettronica, perfetto per un viaggio cosmico da poltrona.
Perchè siamo da quelle parti li: c’è un concept, dell’eleganza, e il focus non è di certo la pista.
Un trittico di cose che speriamo di vedere replicate ancora con la stessa sapienza.