Un grandissimo debutto quello di Yoshinori Hayashi per la interessantissima Going Good. Sono quattro brani custoditi all’interno di questo dodici pollici intitolato The End Of The Edge Ep. Da qualche parte in rete ho letto un commento in proposito che diceva più o meno: “Questo è esattamente il suono della Tokio in after hour”. Non saprei dire se questo può o meno corrispondere al vero, ma ho provato ad immaginarla Tokio in after in un piccolo e sudicio club, e devo dire che anche soltanto immaginandola, questa musica calza esattamente a pennello.
Il Giappone è terra di raffinati collezionisti e di record store agguerriti, specialmente sull’usato, basta scorrere i loro siti web per aver polso della situazione. Tra i generi più amati senza alcun dubbio la Fusion ed il Jazz-Funk, l’elettronica in chiave New Age, la Cosmic music e così via.
Hayashi è un perfetto interprete di questo mondo nel mondo, ed in questo Ep è riuscito a riversare sensazioni, suoni e ritmi dipingendo uno scenario ultraterreno. E’ incredibile quanto si possa entrar in confidenza con questa musica, dedicandole sogni, speranze e visioni.
Sin dal primo brano, Geckos, siamo immersi in un fraseggio di basso che rimanda proprio alla fusion degli ’80, con lo xilofono a distribuire dolci note, le corde del basso a rimbalzare plastiche, il piano dissonante, le voci soffuse. E’ la perfetta colonna sonora per uno di quei club dove si degusta whiskey e si ascoltano band locali, il tutto impregnato del miglior tabacco immaginabile.
Madam Moo è una città fotografata nelle prime ore del mattino, quando tutto ha inizio, si allestiscono i banchi dei mercati, aprono i primi caffè e la vita pian piano prende forma. Quì c’è ancora tutta la rilassata potenza della fusion con le percussioni a giocare un ruolo importante ed alcuni field recordings che sembrano versi di gabbiani.
A Castle scivola di nuovo in fumose divagazioni ambient-fusion con un synth sbilenco che si trascina su traiettorie impossibili mentre il caos generato da tutti gli altri suoni regala scorci di universo urbano fin troppo realistici. Carcass Of Tags è dance astrale, una sorta di techno etnica condita con hip hop, funk e lontani echi jazz.
L’avrete capito, è un disco speciale, un luogo pieno di stimoli e visioni magistralmente gestito da questo producer che dopo un esordio del genere fa decollare di colpo le aspettative. Ci vorrebbe un album.