Due indizi di solito fanno sempre una prova. Di certo c’è che il sospetto di una ritrovata verve in casa Delsin Records ha effettivamente fatto capolino nel nostro quartier generale in queste settimane:
non fosse infatti per quegli inossidabili dinosauri dei B12 e il loro ultimo strabiliante EP o le indiscutibili prove di classe di D5 e Voiski forse avremmo velocemente etichettato questo dodici pollici a nome Q3A come un fortuito incidente di percorso nella corrente schedule dell’etichetta olandese.
Non che necessariamente fosse la qualità a latitare: indubbiamente l’enterprise lanciata da Marsel Van Der Wielen nel ormai lontano 1996 ha semplicemente sofferto più di ogni altra etichetta l’avvento dei cosiddetti “outsiders” nell’ultimo lustro del panorama dancefloor, vedendosi di fatto denigrata di un identità decisamente più incline a soluzioni “intelligenti” (vedi quindi i consoni matrimoni con i sopracitati B12 e i vari Beltran e Claro Intelecto) che non a bordate distorte e lo-fi, e c’è da dire che alcuni innesti nel roster non hanno certo ripagato le attese (vedi i vari Herva, BNJMN o Erdbeerschniztel).
Ecco perchè il matrimonio tra Gergely Szilveszter Horváth (sicuramente più a suo agio nel chiacchiericcio social con l’alias Route 8) e il palinsesto olandese vince a mani basse su più fronti, superando se stesso e l’hype generato dalle ottime releases su Lobster Theremin riadattando il suo stile al vocabolario del pianeta Delsin.
Anzi, partendo dalla prima traccia di questo Space Chamber e l’inaspettato sample ai Pender Street Steppers di “Bubble World” ci rendiamo conto di come i templates house dei precedenti “Dry Thoughts” e “This Raw Feeling” abbiano ormai assunto le sembianze di missili electro creditori del miglior Claro Intelecto d’annata e di come la quarta ed ultima traccia abbia la stessa pasta dark techno di alcuni classici in repeat costante su Intergalactic.fm
In mezzo si intervallano tribalismi mai superflui e classiche linee di basso acide che alternano in modo eccelso sostanza ed impatto, con una pulizia in fase di missaggio talmente cristallina che sicuramente farà storcere il naso ai dilettanti dell’ultima ora. Menzione particolare per pads ed arrangiamenti che scavano tanto nella più luminosa house ’90 che nelle ultime derive orientali tanto in voga nel anno appena chiuso.
Un lavoro che ben si collega alla precedente escursione a nome Q3A su Black Venison (altra label da tenere d’occhio) e potenzialmente accattivante quanto il suo main moniker, con la speranza di vedere il giovane Szilveszter rischiare maggiormente ed approfondire le splendide atmosfere in odore della morta e sepolta Warp Records e dei suoi magici anni di intelligenza artificiale.