Andrea Merlini alla prova dell’album. L’uomo dietro il progetto Kobol Electronics che omaggiando la scomparsa del Dio Stinson diede alla luce una delle gemme electro italiane più significative di sempre: Computer Pervaded Society.
Ora, con il suo secondo alter ego, Andreas Herz, ad esplorare le infinite combinazioni che possono scaturire dall’utilizzo di sonorità più tipicamente eighties. Un suono già apprezzato con il singolo “Watch Yourself”, composto a 4 mani con l’altro astro nascente del recupero sonoro nostrano “C34”, un lavoro che conferma senza remore alcuna tutto il talento di questo grandissimo artista che dimostra, ora e per il futuro, di saper disegnare schemi electro di una freschezza comunicativa che solo ai grandi può riuscire.
L’iniziale “École Des Cadavres” è pura estasi malinconica, un presagio di morte continuamente annaffiato dalle risa del male in persona. Nella stesura melodica vi troverete a fantasticare sulle storie più incredibili della vostra vita sentendovi addosso l’affanno ed il peso di qualcosa che forse non vorrete ricordare.
Un tunnel tutto in discesa, un disco d’ascoltare tutto d’un fiato spostando continuamente la concentrazione sulle varie componenti di ogni singola traccia. In “Ego & Psycho” troverete fantastici i grovigli ritmici posti in secondo piano rispetto alla cruda e sovrastante partitura di synth, mentre non avrete che da piangere ascoltando la “fuga” cosmica della successiva “Rebis”, un autentica sfilata ad occhi aperti tra le stelle (ripresa poi nel finale nella sola melodia per salutare lo spiraglio di luce all’uscita del tunnel).
Nella parte centrale dell’album il gioco si fa definitivamente duro e quel che prima era un angosciante ed impalpabile sentore diventa ora solido metallo pronto ad urlare tra le scintille la sua ira. Parliamo dei brani “Sinister” e “Hier Geht Es Nicht Durch”, il primo un fumine EBM contaminato da corpi techno, il secondo a seguirne le gesta con l’accento posto sulle ritmiche.
Un album studiato nel dettaglio, con scelte quanto mai azzeccate riguardo il posizionamento dei brani, che, seguendo un percorso progressivo e sinusoidale, dipingono le mura di questo viaggio con un gradiente a tinte scure che soltanto nelle tracce finali torna a bagnarsi di luce.
E’ pura magia electro, quel sogno scandito dal battito, emozione raccontata attraverso macchine che hanno viaggiato negli anni scrivendo autentici solchi nella storia. E’ una dote che non è riservata a tutti, bisogna operare a cuore aperto, osservare il muscolo battere, osare sempre per cercare di trasmettere al meglio il proprio messaggio. E’ questa la vera arma di Andreas Herz.