Questo lo mettete sul piatto e viene via anche il tetto.
Cover della leggendaria “Chicago” di Roy Ayers, scritta nel 1983 questo è un monolite french touch che solo i Daft Punk.
Lui è un giovane produttore che sembra aver capito la via del groove meglio di chiunque altro, e questo è il disco house per tornar a vedere una pista sorridere senza dover passare per forza fisarmoniche remixate o canti degli alpini al vocoder.
Apre appunto “Chicago” con il nuovo cantato ad opera di Teff Balmert, una cassa in quattro che è l’essenza del funk ed un groove acidico da pelle d’oca. Tanto basta.
Il lato B è puro Daft Punk melodramma, organo in crescendo con clap controtempo, attesa febbrile e corpo house in cut and paste, ecco a voi lo stato d’arte della Francia, e fidatevi, balleranno anche i muri!