Dopo l’ottimo ‘The good robot’ su Axis, torna l’alieno di Detroit con una 12” che conferma, se ce ne fosse bisogno, che Jeff Mills è l’artista della vecchia scuola più in forma sulla scena techno odierna.
In tutti questi anni è riuscito a mantenere intatto quell’approccio compositivo futuribile, ma allo stesso tempo concreto che contraddistingueva la musica degli Underground Resistance dei primi anni novanta.
Ovviamente c’è meno musicalità di un tempo, ma è ormai chiaro che quello era il grande apporto che Mike Banks dava al duo.
In questo 12” ci sono quattro brani che ripercorrono i classici indicatori sonori di Mills: minimalismo strutturale, accurata scelta sonora e massima resa dei pattern ritmici, sempre semplici, geometrici, perfetti.
Apre in questo senso, sulla side A ‘Reset’, un gioiello techno sospeso nel magma di un buco nero. Segue ‘Interval’ figlia dei bleep minimali ante Hawtin che Mills ci proponeva sin dal 1993.
Sul lato B, troviamo ‘Applied science’, techno ultraterrena con echi ravey R&S, e ‘Muted trigger’, che non sfigurerebbe su UR.
Ancora oggi la musica di Jeff Mills è un codice ancora criptato che attira e seduce al primo ascolto.
Massimo rispetto.