Partiamo dall’antefatto: al party di chiusura dell’evento “We Love”, presso lo Space di Ibiza, sul finire dell’estate 2008 Dj Hell e Ben Watt si ritrovano a condividere il palco.
Partendo dal presupposto di avere in comune lo stesso anno di nascita, i due finiscono per considerare che, pur con percorsi musicali alquanto differenti alle spalle, si ritrovano ad esibirsi di fronte alla stessa folla di curiosi e appassionati.
In particolare, Hell riesce a stupire Watt, il quale rimane impressionato da un’ora di raffinata deep-house sfoggiata nel suo set dal produttore tedesco.
Il 2009 è stato indubbiamente un anno importante per Hell: prima il ritorno con il nuovo album “Teufelswerk” (a proposito, pare sia già pronto un album di remix dello stesso), poi il lungo tour promozionale senza dimenticare le numerose uscite sulla sua Gigolo.
Tra i produttori e collaboratori stretti del nuovo corso del produttore tedesco Christian Prommer ha avuto un posto di rilevante importanza.
Da qui la convinzione di Ben Watt: l’idea che da Hell e Prommer, due produttori dal background nettamente diverso, potesse nascere una nuova forma di deep-house.
“Freak It” è sostanzialmente una lunga tessitura e si dimostra effettivamente come il punto d’incontro tra i due produttori, la perfetta sintesi tra il suono di Hell e quello di Prommer.
L’impressione è quella di ascoltare i suoni di Hell mediati dall’apporto di Prommer o, meglio ancora, “Freak It” rispecchia una traccia di Hell filtrata attraverso la sensibilità electro-jazz di Prommer.
Pertanto, troviamo sia l’enfasi e la drammaticità tipica di Hell quanto la vocazione funk-jazz tipica delle produzioni di Prommer: su un loop oscuro si innestano, nell’ordine, rumori stridenti, un campione vocale distorto che ripete il titolo, una melodia vagamente infantile, suoni di tromba in odore di free-jazz, dimostrando che non si tratta di un pezzo sostanzialmente immobile quale potrebbe sembrare ad un ascolto distratto.
Sul lato b, il remix di Spencer Parker vira verso territori house puntando su una cassa sostenuta e accentuando un passaggio in stile “french kiss” già presente nell’originale.