La storia è ormai nota: Sam Willis (Allez Allez) si stabilisce a Londra nel 1996 (via Manchester) dove incontra nel 2009 Alessio Natalizia (Banjo Or Freakout), trasferitosi dall’Italia a Londra nel 2008 per inseguire le proprie passioni musicali. Il destino vuole che i due Allez Allez siano chiamati a remixare un brano del progetto di Natalizia, Banjo Or Freakout.
L’idea iniziale è quella che le macchine di Willis possano funzionare con la chitarra di Natalizia. Ne scaturisce così un nuovo progetto, Walls appunto, e un album omonimo tra i più belli ascoltati nel 2010. Un viaggio ispirato tra sonorità ambient, post-rock e shoegaze.
L’ep di remix di “Gaberdine” è l’ultimo, estratto dall’album, prima che i due artisti comincino a sperimentare su nuove idee.
Se, almeno sulla carta, l’incontro tra i suoni dei Walls e Nathan Fake potrebbe suonare rischioso, ovvero come una sorta di ‘doppione’ o di una sovrapposizione tra atmosfere troppo simili per sensibilità musicale e affinità stilistica, nella pratica funziona, e bene.
Nathan Fake riesce, in due remix separati, prima ad elevare l’elemento onirico-poetico, contenuto nella versione originale, con una rallentata versione d’ambiente e in seguito, nel “Long Mix”, a mischiare le carte con una una rilettura devastante in cui riesce a far convivere sonorità eteree e suoni corrosivi ad intermittenza, con una cassa sempre ben presente.
Degli altri tre remix, Infant (ovvero Bruno Ellingham) ne fornisce un’enfatica versione dance puntando sulla componente melodica, Radiant Dragon una breve versione cosmica, Truffle Shuffle (ovvero i due dj Marc Lansley e Shumi) un’ammiccante versione epico-dance che non faticherà a trovare consenso immediato dalle parti del dancefloor.