New York
Chicago
Detroit
Den Haag
Single Reviews /

AD Bourke Mirage

  • Label / Citinite
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / Dec 2010
  • Style /
  • Rating /
    10/101
AD Bourke - Mirage

Che io ricordi, di label dirompenti come la Citinite Records, nell’ultimo decennio ne abbiamo assaporate ben poche. Un modo di intendere la musica lontano mille miglia dall’essere popolare, se non altro un modo di porsi che potremmo definire “di rottura”. Le prime tre release infatti hanno trafitto i cieli con una serie di bagliori che ancora oggi, ripensandoci, risultano accecanti.
Robert O’Dell, John Davis e Gosub.
Il primo ha realizzato un disco totalmente fuori di testa tra techno/pop/funk. Il secondo, autentico monolite electrofunk dei primi anni ’80, ha riesumato una serie di pepite plastiche da dar la testa sul soffitto per il resto dei giorni ed il terzo realizzando uno degli album electro più ispirati degli ultimi anni.

Poi seguì qualcosa come Modernaire di Dez Dickerson, uno che ha suonato la chitarra per Prince dal ’78 all’83 e non aveva mai avuto il piacere di veder pubblicata questa perla electrofunk (contenuta nella colonna sonora di Purple Rain) che aspettava soltanto di veder luce ed esser remixata.
Al centro della storia, alcuni capitoli poco ispirati che forse è meglio lasciar scorrere insieme al tempo concentrandoci invece sul presente.

AD Bourke. Sembra ieri quando rimanemmo piacevolmente colpiti dalla sua esibizione live all’Auditorium di Roma, performance che anticipava il live di Raider Of The Lost Arp, e della quale scrivemmo: “Un artista che farà parlare di se, teniamo gli occhi aperti”.

Beh, eccoci di nuovo a parlare di lui, godendoci questo illuminante presente che vede proprio la Citinite cullare l’atteso album d’esordio di un artista che percorrendo un terreno ricco d’insidie come quello legato al filone hip hop strumentale/funk, ha trovato una narrativa personale scorrevolissima, riversata in maniera magnifica nel disco.

Mirage parte in pompa magna con i decisi beats di “Cosmic Connection”, subito assecondati da scivolosi campioni dilatati ed una movenza cadenzata che non risparmia precisi inserti di ottoni stretchati all’inverosimile e filtrati fino a far scivolare la melodia nella successiva “100”, brano che lascia subito intendere che il disco dev’esser fuito come un flusso continuo, lasciando al suono la possibilità di trasportarci in un variopinto viaggio nel cosmo.

Un viaggio che non risparmia un essenziale e contemporaneo percorso a ritroso, specialmente in brani come “One For Me” e “Diff Star”, autentiche frecce memori di una passione (quella di AD Bourke) per l’universo Funk e Disco. Due brani che grazie alle loro melodie “orchestrali” ed agli arrangiamenti superbi riescono a trasmettere in pieno questo connubio tra passato e presente che è poi l’arma seduttiva del lavoro.

Mensione particolare per un pezzo come “Solar Commuter”, tra l’altro il brano più “lungo” dell’album con i suoi 3’43”, un intro caldissima che prepara la scena  al fantastico fraseggio tra tastiere acidule e campioni lunari rei di farci comprendere fino in fondo la portata del viaggio.

In coda troviamo l’unico brano nel quale la voce è lasciata libera di vagare, un featuring con una giovane singer di origini canadesi ma residente a Stoccolma che risponde al nome di Amalia. Anche qui un grande lavoro di progettazione tra la sguisciante, languida voce ed i beats pressanti.

Tutta la struttura ritmica è frutto di una progettazione creativa che fa emergere comunque una coscienza tecnica notevolissima frutto di anni di gavetta ed esperimenti che da adesso in poi ci permettono accostamenti a nomi importanti come Dam Funk ed Hudson Mohawke.

Mirage è un disco che mette a nudo le prospettive di un suono di nicchia come il funk attraverso la maestria di un artista che sa come farci sognare il futuro.

Redazione Written by: Pubblished: