“Beat Faster” rispecchia il tipico stile di Maya Jane Coles, così come abbiamo imparato a conoscerla, con tutte le caratteristiche predominanti della sua musica: un prolungato momento di grande intensità costruito gradualmente nel corso del brano, con pochi tratti ricorrenti che aumentano la tensione emotiva attraverso vari livelli di energia.
Maya Jane Coles riesce a fondere le strutture guida della minimal techno unendo pochi tratti ipnotici, precisi ed essenziali che, ripetuti e uniti a basi ritmiche efficaci (sebbene non particolarmente originali), creano tuttavia un effetto generale di sicura ed immediata presa.
“Perfect Imperfections” verrebbe da dire, parafrasando uno dei brani qui contenuti, una scatola sonora claustrofobica tra deep house e techno costruita su un persistente basso ipnotico unito a tipiche urgenze house. Semplice, eppure perfetto. Sonorità che riescono a suonare fresche e brillanti: merito certamente del tocco di Maya e della giovane età della produttrice anglo-nipponica.
“Perfect Imperfections” suona quasi come la colonna sonora di un videogame, un labirinto nel quale si viene inghiottiti e da cui si fatica ad uscire.
La stessa atmosfera ombrosa e claustrofobica si respira in “Play The Game”, dove la voce sussurrata di Maya (per niente confortevole) ben si appoggia su un ipnotico e pulsante groove funk.