L’house è questione di cuore, non può esser liquidata in una sterile sessione al pc del giovincello di turno, sarebbe oltremodo irrispettoso. Il bello di rapportarsi con la musica da dancefloor è che all’interno del termine stabilito per definirla possiamo trovare tutta una vita fatta di emozioni, dolori irreparabili e gioie senza fine. Avete mai pensato a come due semplici parole come Techno ed House vi abbiano potuto cambiare la vita? Il nocciolo dell’estetica verbale, una sola parola, la parola.
Sembra averlo capito benissimo la Lunar Disko Records, giovane etichetta di Dublino giunta ora alla settima release mettendo nel bagaglio dischi di portata atomica come gli immensi “Submersible Machine” e “In It for The Money”, prodotti rispettivamente da Submersible Machines e Automatic Tasty. Ancora il masculino ep di Dj Overdose, l’electro visionaria di Faceless Mind, Sneak-Thief e l’ep diviso tra Du Mosch e Vunk.
Ora viene scomodato il verbo, affidandolo alle cure di alcuni grandi interpreti che ne aggiornano la gloria, innalzando il groove affinchè torni visibile nel suo splendore a tutti gli avventori di questa modernità mordi e fuggi che sembra non tener mai particolarmente in conto l’artigianalità del prodotto, caratteristica che se ancora non l’avete capito è fondamento unico della qualità.
A scender in campo dal primo minuto è l’italiano naturalizzato irlandese Leopoldo Rosa (Lerosa), uno che dal canto suo ha già spinto fiato a non finire negli ottoni della musica con una valanga di produzioni ad altissimo profilo facenti sempre capo all’house con naturali declinazioni nei meandri deep ed acid.
La sua “Longing” decolla in un omaggio chicagoano sentito, dai chiari tratti old-school, che man mano si defila in un concept personale che tende ad invertire la rotta minimalista dei padri originari in un orgiastico momento di musica diviso tra synth ribollenti, spirali acide, batterie pressanti e grandi melodie che strappano emozioni.
Il rinnovamento dell’house passa sicuramente da qui.
Il grande Mark Du Mosch subentra a Lerosa con un taglio dal basso fatto di percussioni e pads vellutati per poi rivelarsi in una trainante parata melodica con piano sommerso, foschia ed 808 in piena libertà d’espressione. A metà brano arriva dalle profondità un raddoppio melodico che emerge con innaturale forza e travolge l’intera stesura catapultandola in un vortice ipnotico fuori controllo. Must!
Meschi è sicuramente il meno conosciuto della banda, ma se frequentate alcuni forum ben nascosti nella rete il suo nome non vi sarà certo passato inosservato. Il suo brano è una fotografia house narrata dalla voce di “Jack” in persona, “Concrete Island” è una nuotata in acque calme scaldate dal sole, in solitaria, un momento da passare con voi stessi, cullati dalle onde per ritrovare un equilibrio tra mente e corpo necessario per il proseguo.
Entra nella ripresa e chiude i conti la stella Automatic Tasty che producendo questa “Welcome Ohm Love” entra in zona party proprio nel centro della notte con un ibrido house/electro dalle coordinate romantiche e cosmiche. Lunghi momenti di sospensione sempre supportati dal ritmo, con incessanti incursioni tastieristiche ad arricchire a dismisura il brano ed a confermarci che il suo talento è puro e và colto ora.
Fate un po’ voi…