Il talento di Gunnar Wendel è ormai cosa nota, la sua visione dell’house music è quanto mai moderna, coraggiosa e persino oltraggiosa. Tra le pieghe della sua 808 si nascondono infatti i fantasmi che di volta in volta emergono a mischiare le carte di un genere solido come la roccia. Kassem Mosse è un visionario che riesce a condurre la sua musica in territori astratti dove le gambe lasciano posto alla mente per immergersi in un viaggio ogni volta diverso. Succede anche con il nuovo Workshop, e siamo al numero 12 di un catalogo sempre più avvincente.
Tre incredibili brani deep dove le fondamenta dell’house music vengono avvolte in una serie di vapori che ne disperdono ogni punto fermo favorendo stesure astratte fatte di layer sovrapposti e sfalsati, percussioni isolazioniste, punteggi d’organo oscuri e bassline crepuscolari.
Un taglio surreare che si avvicina in qualche maniera alle movenze di un altro guru sotterraneo come Omar-S distinguendosi però in maniera sostanziale in quel preciso punto in cui Omar per esempio si ricollega alla scuola Jack di Chicago. Kassem Mosse invece viaggia in un binario eternamente separato, in una nuova angusta strada fatta sostanzialmente di sperimentazione. Un azzardo che fin’ora lo sta premiando con un suono nuovo, dark, sconnesso. Musica per licantropi fuori da ogni coordinata spazio/temporale.