“Idiosynkrasia” è il titolo del terzo album del pianista lussemburghese Francesco Tristano (da noi recensito nell’apposita sezione) uscito sul finire del 2010 e registrato a Detroit sotto l’attenta supervisione di Carl Craig. “Idiosynkrasia”, oltre ad essere la title-track dell’album, è anche anche una delle tracce più compiute e indicative del percorso artistico di Tristano, un percorso di sintesi costantemente in bilico tra musica elettronica e musica classica contemporanea.
Alla luce di un simile contesto, nel quale le coordinate sono già di per sè caratterizzate da ampiezza di vedute ed eclettismo sonoro, risulta interessante osservare sviluppi e rielaborazioni da parte di altri artisti delle idee di Tristano.   

Le sonorità ricercate e atmosferiche di Ben Klock si allontanano nettamente da quelle della versione originale per essere portate nei territori a lui più congeniali, una lunga tessitura che si muove in modo magistrale tra techno e ambient. A conti fatti, oltre a risultare originale, il suo remix risulta sicuramente una rivisitazione personale e la migliore tra quelle qui contenute.

La breve versione fornita dal francese Ark riprende elementi della versione di Tristano ricollocandoli in un’atmosfera giocosa in cui elementi del brano originale vengono alternati ad intermezzi che sembrano provenire direttamente dalla colonna sonora di un videogame. L’artista nipponico Fumiya Tanaka risulta il meno ispirato del lotto prolungando a dismisura un loop che, giunti intorno alla metà del remix, comincia a perdere il suo fascino, azzerato dalla successiva mancanza di ogni possibile effetto sorpresa.
La versione di Tom Taylor e Paul Woolford (presente solo in digitale) è invece un trascinante quanto devastante monolite funky house che mantiene intatta la brillantezza dell’originale: dieci minuti che, al contrario del remix di Tanaka (e a parità di lunghezza), trascorrono piacevolmente.