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Single Reviews /

Squadra Omega Squadra Omega

  • Label / Holidays Records
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / Dicembre 2010
  • Style / ,
  • Rating /
    9/101
Squadra Omega

Imbattersi in queste realtà in Italia è un’esperienza che lascia sempre il segno e ci fa comprendere quanto ci sia di buono attualmente nel nostro panorama, su ogni fronte direi. Qui siamo nel trevigiano e la band in questione libera un album intitolandolo a se stessi: Squadra Omega. Vinile dodici pollici più un sette con un solo brano.

Quel che ci troviamo di fronte è una band a tutti gli effetti che deve aver ben compreso la lezione Kraut tedesca rinnovandola all’interno di una complessa coltre di suoni tanto psichedelici quanto liberi e fuori dagli schemi come quelli del jazz.

A spiazzare è immediatamente il brano d’apertura, sedici incredibili minuti che prendono il titolo di “Murder In The Mountains” e si destreggiano tra distorsioni allucinatorie di chitarra, effettistica e ritmo riuscendo a trovare, in un crescendo dove i tempi sembrano annullarsi definitivamente, una forma melodica compiuta ed elegantissima. Un brano intenso che porta il corpo e la mente ad un’astrazione totale figlia proprio di quel tanto osannato periodo psichedelico a cavallo dei ’70.

Sul secondo lato “The Mistery Of The Deep Blues Sea” accelera il ritmo grazie alla batteria in battuta libera senza perdere però quel filo conduttore che legherà l’intero album, ovvero quel suono non meglio identificabile che tende a sintetizzare svariate influenze in un’unica corrente progressiva dal forte potere lisergico.

“Hemen – Hetan ! Hemen – Hetan !” è l’apocalisse del jazz, un’esecuzione libera e totalmente fuori di testa che mette in evidenza la classe e la preparazione di questi musicisti oltre alla cura con la quale rifiniscono ogni brano rendendolo ricco anche nei vuoti strutturali.

“Ermete” chiude tutto in toni epici dove elettronica e strumentazione flirtano amorevolmente in un tappeto sonoro che segnerà purtroppo il rientro dal viaggio.
Sul sette pollici il brano più rockeggiante del lavoro: “All The Words You Can Find”, vortici di chitarre, piatti e voce sul finale.

Sperando di poterli vedere al più presto dal vivo e sentirli con del nuovo materiale il consiglio è quello di abbandonarvi totalmente al loro suono.

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